Non occorre essere credenti e neppure cattolici per provare ammirazione per un uomo che si inginocchia davanti ad altri uomini e lava i loro piedi. Il rito della Lavanda dei piedi, ovviamente, non è nato con Francesco, ma lui ha deciso, anche quest’anno, di contrastare il triste “spirito dei tempi” e di recarsi nel centro di accoglienza dei richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, Roma. Qui sono “ospitate” oltre 900 persone scappate da guerre, terrorismo, torture.
Molti di loro hanno un altro colore della pelle, pregano un altro Dio e la maggioranza appartiene alla comunità musulmana. Quei piedi da lavare rappresentano la geografia della disperazione, dell’esclusione sociale, della cancellazione di ogni diritto e speranza nel futuro. La “radicalità” di Francesco sta proprio nell’aver scelto questo luogo e questi piedi e di averlo fatto mentre tutto intorno risuonano i venti della guerra, del terrore, del razzismo.
C’è più Politica, con la P maiuscola, in quella lavanda che nei deliri, trasmessi a reti unificate, di chi cerca di usare anche i morti pur di conquistare un voto in più. L’immagine di Francesco che lava piedi siriani, nigeriani, pakistani, raggiungerà milioni di persone nel mondo e saranno un pugno nello stomaco dei “Signori della guerra e del terrore” che hanno bisogno dei muri e delle armi per perpetuare il loro dominio.
Chi è abituato a tagliare teste, gambe e piedi non può sopportare che esistano altre persone che, invece, preferiscono curare le piaghe e lavare le ferite, e non solo quelle fisiche.