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Oscar a Ennio Morricone. Genesi di un compositore

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“Buonasera signori, buonasera. Grazie per questo prestigioso riconoscimento. Il mio pensiero va agli altri nominati, in particolare allo stimato John Williams. Non c’è una musica importante senza un grande film che la ispiri.
Ringrazio Quentin Tarantino per avermi scelto e Harvey Weinstein e tutto il team che hanno reso possibile questo straordinario film. Dedico questa musica e questa vittoria all’Oscar a mia moglie Maria, che mi guarda”.

Con parole di gioia, che attingono grandezza nella semplicità, Ennio Morricone, commosso, ha ritirato durante  l’88esima edizione dei premi Oscar 2016, il premio per la Miglior colonna sonora originale per The Hateful Eight di Quentin Tarantino, dopo aver vinto nelle scorse settimane il Golden Globe e il premio BAFTA.

Il maestro, fatta eccezione per l’Oscar alla carriera ricevuto nel 2007, ottiene, incredibile ma vero, la sua prima statuetta alla sesta nomination per la miglior colonna sonora: nel 1979 per I giorni del cielo, nel 1987 per Mission, nel 1988 per Gli intoccabili, nel 1992 per Bugsy e nel 2011 per Malèna, capolavori di furibonda bellezza.

L’opera di Morricone, l’uomo dalle sette note  in cui si confonde l’umile umano e il genio divino, ha accarezzato il mondo del cinema con il mistero della musica assoluta, un mistero fatto di disciplina e studio. L’amore per uno strumento, la tromba, suonato dal padre e l’iscrizione al conservatorio di Santa Cecilia, a Roma raccontano la genesi di un compositore in cui l’armonia si fa dolore, nostalgia, paura, amore, memoria, orrore, rivolta, e silenzio.

Un suono che pervade tutto il dentro di un’opera  e scopre le ragioni segrete per cui la nostra stessa esistenza si lega indissolubilmente al ricordo di una musica, accade con  “Once upon a time in the West” e  “Once upon a time in America”, di Sergio Leone suo compagno di scuola agli inizi delle elementari, con cui nacque un sodalizio di antica anima.
Nel film “L’harem”, scritto e diretto da Marco Ferreri, in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri nel volto, dono della vita, di Gian Maria Volontè, o “Uccellacci e uccellini” e “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, in cui fa sibilare il sublime e la poesia in forma di melodia.

Al cinema hollywoodiano, componendo musiche per registi come John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Oliver Stone, il maestro ha donato il profondo che afferra il cuore, e con un timido sorriso e un innocente grazie ricevendo l’Oscar dal produttore e compositore statunitense Quincy Jones, ha ricordato a tutti il candore nel miracolo della creazione.

Ennio Morricone compone con devozione assoluta la storia, le dona grandezza mentre incatena il cuore degli uomini a mescolanze impreviste in cui l’ombra e la luce si fondono e tra loro accade la vita.

“Non posso tradire la mia musica”, alla prossima ouverture di straziante purezza maestro.

 


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