L’Organizzazione, che ha sospeso le attività di supporto nei centri sulle isole greche perché, a seguito dell’accordo UE-Turchia, sono divenuti luoghi di detenzione, ricorda all’Europa che non può fare retromarcia su impegni presi
Dopo l’annuncio dell’interruzione in Grecia delle attività nei centri di fatto divenuti di detenzione, a seguito dell’implementazione dell’accordo UE-Turchia entrato in vigore il 20 marzo 2016, Save the Children torna ad esprimere profonda preoccupazione per i bambini vulnerabili appena arrivati e le loro famiglie, che saranno sottoposti a una detenzione illegale e ingiustificata per lunghi periodi di tempo.
Attualmente, tutti i richiedenti asilo e i migranti arrivati sulle isole dopo lunedì, a prescindere dal loro status, vengono rinchiusi nei centri di detenzione di nuova designazione fino a quando, in seguito ai loro colloqui individuali, viene emessa una valutazione sulla loro ammissibilità.
“Le domande di asilo, i colloqui e le valutazioni possono durare settimane o addirittura mesi. Di conseguenza, i richiedenti asilo sono e saranno sottoposti a una detenzione illegale e contraria al diritto internazionale ed europeo in materia di diritti umani”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti.
Nonostante la Commissione Europea abbia chiarito che “i migranti irregolari potranno essere trattenuti all’interno di centri di ricezione chiusi sulle isole greche, mentre i richiedenti asilo verranno alloggiati in centri di ricezione aperti”, secondo quanto osservato dai team di Save the Children sul campo, allo stato attuale ciò non sembra corrispondere alla realtà.
“Non è assolutamente possibile trasformare da un giorno all’altro gli hotspot di ricezione in centri di detenzione rispettando i requisiti legali internazionali ed europei. A fare le spese di questa scelta saranno soprattutto i bambini. Sappiamo già che tra coloro che verranno sottoposti a detenzione ci saranno i minori non accompagnati, soggetti particolarmente vulnerabili che richiedono un sostegno specializzato e una protezione che non possono ricevere in questi ambienti. Ricordiamo alle autorità che la detenzione dei bambini è illegale e non avviene mai nel loro superiore interesse,” prosegue Neri.
“Inoltre, il mantenimento dell’unità famigliare non deve mai essere usato per giustificare la detenzione dei minori. I bambini e le loro famiglie dovrebbero sempre ricevere adeguata accoglienza nel superiore interesse dei minori. La risposta ai bisogni umanitari e di protezione esistenti dev’essere una priorità assoluta, soprattutto ora che la situazione in Grecia peggiora di giorno in giorno.”
Save the Children ha sospeso fino a ulteriore comunicazione tutte le attività di supporto ai servizi di base nei centri detentivi a Lesbo, Chios, Samos, Los e Leros, incluso la fornitura di trasporto su autobus verso i centri a Lesbo, la distribuzione di utensili per la cucina, materiali per allestire i rifugi e abiti invernali e la distribuzione di cibo nel campo di Moria a Lesbo, che viene ora gestita dalle forze armate greche.
“Manterremo invece la distribuzione di cibo in collaborazione con Oxfam esclusivamente nel campo di Kara Tepe, che è gestita dall’amministrazione locale e rimane una struttura aperta, così come manterremo alcune attività di protezione dei minori in tutti i centri chiusi, perché siamo molto preoccupati dalle condizioni di vita dei bambini che vivono al loro interno,” afferma Neri.
Save the Children considera allarmante la misura relativa ai rinvii forzati verso la Turchia, in particolare la possibilità che le domande di asilo possano essere rifiutate in Grecia senza un attento esame e senza garantire il diritto d’appello dei richiedenti asilo, a causa dell’attuale scarsa capacità del Paese.
L’Organizzazione ribadisce la sua preoccupazione circa il piano che prevede che per ogni migrante rinviato in Turchia, un siriano sia ricollocato in Europa. “È vergognoso che l’Europa stia trovando il modo di fare retromarcia su impegni già presi, come quello di offrire opzioni sicure e legali di accesso ai rifugiati vulnerabili. Ogni giorno che passa il numero di queste opzioni sta diminuendo e il più delle volte si riduca alla necessità per i profughi di intraprendere viaggi pericolosissimi e rischiare la vita in mare”, avverte Neri. “Appare evidente ed è per noi inaccettabile che il fulcro dell’accordo UE-Turchia sia la protezione dei confini, abdicando alla protezione e al salvataggio di migliaia di vite.”
Intanto nel campo di Idomeni le condizioni sono terribili: più di 10.000 migranti, di cui oltre un terzo sono bambini, anche molto piccoli, continuano a vivere in condizioni inaccettabili, sotto la pioggia, in mezzo al fango e al freddo. Nonostante la tensione crescente nel campo, Save the Children sta continuando tutte le attività di distribuzione di abiti e cibo per le persone più vulnerabili, le attività di protezione per i minori non accompagnati e ha lanciato oggi un programma di nutrizione specifico per i neonati.