Nel nuovo codice degli appalti pubblici, il “massimo ribasso” non sarà più il criterio di riferimento per l’aggiudicazione dei lavori. Nel codice elettorale, invece, rimane. Cioè, chi ribassa più le tasse, si aggiudica i voti. A nulla vale che la riduzione delle tasse sia il più delle volte causa di disastri futuri. Quello che conta per l’elettore medio è incassare l’uovo oggi. Perché la cultura dell’emergenza è passata dalla politica alla sfera del privato. Dove si vive senza progetti, attaccati al beneficio immediato e individuale e diffidenti verso riqualificazioni strutturali, che hanno bisogno di tempo e sostegno pubblico per essere a vantaggio di tutti.
Tutto è precario. Il lavoro, la casa, il risparmio, la pace, la Costituzione, l’Europa.
Tutto è minimo. Gli affetti, gli stipendi, le ambizioni, le pensioni, la coesione sociale.
Nella cultura del massimo ribasso, sognare fa male. Progettare è superstizione. Impegnarsi è inutile.
Questa cultura è mortifera e va ribaltata.
Occorre reagire a chi promette meno tasse guardando la telecamera. Perché se non s’impegna a combattere evasione e corruzione, quei tagli saranno sulla carne viva dei servizi essenziali. Quelli dei più poveri e dei giovani Se non c’interessano i bisogni degli altri, non siamo più una nazione. Ma solo trafficanti disperati, che svendono la propria sovranità al mercato nero elettorale. Al massimo ribasso.
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