Arturo Gnesi, classe 1960, sindaco di Pastena, paese famoso per avere dato i natali a Nino Manfredi ma anche per le sue grotte che vengono visitate ogni anno da migliaia di persone. Un comune di circa 1500 persone arroccato sui monti che affacciano direttamente sul litorale laziale: in meno di mezz’ora ci sono Sperlonga e Fondi.
Ogni giorno il sindaco fa su e giu’ con Cassino dove lavora come medico nel pronto soccorso chirurgico del locale ospedale. Arriva infatti al nostro appuntamento dopo avere fatto la notte ma e’ evidente che per lui l’impegno civico viene prima di tutto, prima del dormire, prima del tornare a casa dalla famiglia.
Ci racconta del suo amico, il capitano della Guardia di Finanza Fedele Conti, il quale trasferito come comandante a Fondi pare avesse detto in famiglia “ se continua tutto cosi’ un giorno prendo la pistola e mi ammazzo”. Poi e’ andata effettivamente cosi’: il giorno era il 27 settembre e l’anno era il 2006. Fedele Conti, nativo di Pastena e grande amico dell’attuale sindaco Arturo Gnesi, prese la pistola e si uccise. Si stava per sposare e chiunque lo ha conosciuto lo descrive come un uomo tutto d’un pezzo. Rigido e osservante delle regole fino all’estremo. Fedele Conti era stato precedentemente in Sicilia, in Campania e a Roma. Aveva fatto indagini su mafia, camorra e n’drangheta.
Dice Arturo Gnesi “ era un servitore dello Stato, un uomo competente, non uso a compromessi, amava la sua divisa. Gli avevamo chiesto di fare lui il sindaco a Pastena – continua Gnesi- proprio perche’ era un uomo che rappresentava gli interessi di tutti i cittadini.”
Il 15 agosto 2006 Fedele Conti era a pranzo con la famiglia quando ricevette una telefonata del Generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale: e’ lo zio di Fedele a raccontare questo episodio nella stanza del sindaco Gnesi.
“Aveva scoperto qualcosa di molto grosso- continua Gnesi- anche se l’indagine sulla sua morte e’ stata archiviata attribuendo il gesto a cause personali non possiamo ignorare cio’ che poi, poco dopo, e’ stato evidenziato dalla relazione del Prefetto di Latina Bruno Frattasi nelle cinquecento pagine della commissione d’accesso al Comune di Fondi. Fedele era come se fosse entrato in contatto con qualcosa di troppo grosso che lo ha disorientato . Lui era un servitore dello Stato e lo Stato a Fondi aveva un profilo sbiadito.
Quando l’indagine e’ stata archiviata e’ sicuro che qualcuno a Fondi ha festeggiato ed ha brindato. Bisognerebbe riaprire l’indagine chiedendo di sentire le intercettazioni della telefonata tra Fedele e il Generale Speciale in quel 15 di agosto”
In quell’estate, quella del 2006, il generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale stava al centro di una intricata vicenda che lo opponeva a Vincenzo Visco , viceministro dell’economia del Governo Prodi, e che avrebbe portato prima ad una sua destituzione dalla guida dalle Fiamme Gialle e in seguito a un suo reintegro che pero’ sarebbe comunque sfociato nelle dimissioni formalizzate poi nel 2007. Il tema centrale del conflitto era l’avvicendamento di quattro ufficiali della Guardia di Finanza di Milano che in quel tempo svolgevano indagini sul caso Unipol in relazione alla scalata alla BNL.
In quella estate del 2006 il Generale era anche sotto i riflettori per avere ricevuto circa un anno prima un carico di spigole portate direttamente a destinazione nella sede della Guardia di Finanza di Predazzo( dove il Generale soggiornava con la famiglia) da una coppia di imprenditori di Fondi titolari di una delle piu’ grosse strutture turistiche finite nell’occhio della magistratura .
“Su Fondi- dice Gnesi- bisogna avere coraggio, il coraggio di guardare le connessioni, le cose mai dette. Bisogna capire che nonostante ben tre richieste di scioglimento per mafia il Comune si e’ “dimissionato” e poi si e’ ripresentato alle elezioni ma non e’ stato sciolto nonostante le evidenze della relazione prefettizia”.
Chiedo al sindaco se e’ dalla vicenda di Fedele Conti che nasce il suo impegno per la ricerca della verita’ nelle vicende piu’ oscure di questo Paese.
“Io sono un medico ed ho il dovere di preoccuparmi se in zone dove non ci sono fonti di inquinamento si presentano persone giovani malate di leucemie o tumori alla tiroide”.
Il sindaco mi spiega che all’interno del Comune di Pastena sono state riversate enormi quantita’ di terreno proveniente dagli scavi dell’ Alta velocita’ Roma – Napoli. “ Ci siamo preoccupati – afferma Gnesi- quando e’ emerso da carte processuali che il clan dei casalesi aveva controllato parte degli appalti della Tav.
Testimoni avevano osservato che le grandi buche scavate di giorno venivano riempite di notte anche con l’uso di una trivella. Altri lavoratori hanno raccontato di aver visto bidoni allineati che poi la mattina successiva allo scavo non c’erano piu’. Altri ancora hanno parlato di rumori metallici. Le indagini dell’Arpa hanno escluso una contaminazione ma io non mi sono arreso e ho fatto fare analisi a mie spese. Da quelle analisi e’ emerso il dato certo della contaminazione. Ho quindi fatto una ordinanza con il divieto di pascolo e di coltivazione. Il terreno e’ dell’ex sindaco che anziche’ collaborare minaccia azioni per danni. D’altro canto li’ ci sono quasi venti metri di terra accumulata e se non si va a vedere che cosa c’e’ sotto non si potra’ mai sapere la verita’. Scavare costa decine di migliaia di euro e ovunque regna una sorta di terrore.”
Chiedo a Arturo Gnesi se ha paura per le conseguenze di queste sue iniziative ma lui di paura non vuole sentire parlare e’ solo preoccupato per il silenzio che regna intono alla questione del terreno contaminato come a quella del capitano della Finanza Fedele Conti.
“Le persone si svegliano solo dopo le stragi, non agiscono per scoprire la verita’ dei fatti. Ad esempio io ho evidenziato che il cantiere che viene dato per chiuso nel 1997 in realta’ e’ operativo fino al 1999 ma non vi e’ traccia documentale di questi due anni di attivita’.Ci sono poi i dati sanitari dei tumori alla tiroide cresciuti in pochissimi anni. La terra dei fuochi non e’ certamente l’unico luogo in cui sono stati interrati rifiuti tossici. Non possiamo escludere che nel frusinate e nel cassinate ci sia stato sversamento illegale. Nel sud del lazio c’e’ la quinta mafia ovvero la mafia che si fa sistema dividendosi operativamente il territorio e non litigando per la supremazia. Questo garantisce un rapporto stretto tra i vari soggetti criminali”.
Non ha paura sindaco?
“No perche’ dove c’e’ mafia non c’e’ ricchezza e io devo combattere affinche’ il tema mafia entri nell’agenda della politica nazionale. Noi da soli , senza l’aiuto delle Istituzioni , noi sindaci senza l’aiuto della Regione ad esempio , potremo fare ben poco.”
Tra poco si votera’ di nuovo e Arturo Gnesi teme per la campagna elettorale. Qualcuno dice che queste indagini rovinano il buon nome della citta’. Viene da fare un paragone con Vassallo il sindaco pescatore ucciso dalla criminalita’ organizzata e chiedo nuovamente a Gnesi cosa e’ che lo tiene vivo a combattere su un tema cosi’ difficile e che cosa oppone alla naturale paura.”
La risposta e’ un sorriso ironico :“ scherzando con mia moglie- afferma – le dico che se avessi un incidente stradale deve sapere che non e’ accaduto per mia colpa”.