Di Antonella Sinopoli
Abituati come siamo a pensare al continente come luogo di bisogni e carenze viene difficile immaginarlo nel suo potenziale di creatività e ingegno. E non parliamo dell’ingegno legato ai piccoli adattamenti quotidiani per cui, certo, gli africani sono maestri. Parliamo di un ingegno che cambia e cambierà il modo di fare le cose, di affrontare problemi, di migliorare la vita di tutti. Anche altrove, non solo in Africa.
Dalla realizzazione di biciclette in bamboo a ricerche sull’effetto dell’alluminio di cui è composta buona parte degli utensili usati in Africa; dalle piattaforme il cui scopo è ridurre la mortalità infantile all’uso della tecnologia solare e di biomasse per trasporti alternativi. Questi e molti altri ancora sono gli esempi e il risultato di ricerche e applicazione dell’ingegno che si stanno sviluppando – e da tempo – sul continente.
Al Maker Faire, che dal 2009 al 2014 ha acceso i riflettori sui giovani talenti africani, si affiancano altri eventi che mirano a conoscere e a far conoscere nuove scoperte e idee in ogni settore: dalla medicina alla tecnologia, dalle ICT all’arte del riciclo. Il Maker Faire è stato una sorta di trampolino di lancio, un appuntamento offerto a chi aveva bisogno di una vetrina per far conoscere la propria creatività.
Ma ora sta accadendo molto di più. Si è da poco concluso a Dakar il primo Next Einstein Forum. Obiettivo: portare fuori dall’ombra i giovani scienziati africani. Circa 1.000 i partecipanti, di cui il 50% con un’età al di sotto dei 42 anni. L’iniziativa – a cura dell’African Institute for Mathematical Sciences (AIMS) in partnership con la Robert Bosch Stiftung, sarà una sorta di campo di lavoro che mobiliterà le menti più brillanti per affrontare e risolvere i problemi più pressanti del continente (ma non solo del continente africano) attraverso la tecnologia, l’ingegneristica, la matematica e le scienze sociali… Continua su vociglobali