La mossa coraggiosa è l’autoriduzione unilaterale degli stipendi parlamentari a sinistra del PD. Sì, come hanno fatto i 5 Stelle, perché se una cosa è giusta, la si fa e basta. Magari modificando la destinazione dei ricavi (i grillini li usano per finanziare le piccole imprese) destinandoli invece a presìdi sociali nelle periferie (dentisti di base, doposcuola anti dispersione, pulizie domestiche mensili per anziani al limite dell’autosufficienza, asili di sostegno per madri precarie, ecc.)
Questa scelta farebbe di colpo alzare il livello di attenzione verso chi sta cercando di dare uno sbocco alla diaspora a sinistra, dei tanti fuoriusciti dal PD, per incompatibilità “verdiniana”. Ma soprattutto, per rimettere a fuoco che essere di sinistra significa aiutarsi. In vista di una maggiore giustizia sociale.
Inoltre, sarebbe un bel colpo al populismo della finta riduzione dei costi della politica pubblicizzata dai renziani come maggior beneficio del nuovo “senatino”, con i consiglieri regionali non pagati. Perché la riduzione di stipendi e privilegi di tutti i parlamentari sarebbe una controproposta ben più sostanziosa di risparmio e soprattutto un forte segnale di buon esempio per il rinnovamento della classe politica, oggi formata più da mediocri cacciatori di stipendi veniali, che da portatori di alti ideali.
Infine, l’autoriduzione a Sinistra aprirebbe inediti scenari di alleanze con il M5S – locali e nazionali – basate sulla comune condivisione di questo forte elemento di credibilità verso i rispettivi elettorati, che saluterebbero con favore l’avvio di campagne comuni di rigenerazione della politica da scaltrismo, corruzione e privilegi.
Tutto bene, quindi?
Neanche per sogno. Perché toccare lo stipendio di un parlamentare vuol dire – nella maggioranza dei casi – farselo nemico (anche a sinistra). Ma occorre avere il coraggio di seguire questa strada, perché i privilegi del palazzo creano un pesante astensionismo che mette sotto sforzo la democrazia. Con la comparsa – a lungo andare – di invalidanti ernie carismatiche. Di solito, ventennali.
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