“La Macchinazione” il film di David Grieco, in uscita nelle sale il 24 marzo, con Massimo Ranieri nel ruolo di Pier Paolo Pasolini, è stato presentato in anteprima a Roma, al Palazzo dei Gruppi Parlamentari.
Nelle stesse ore in cui prende corpo la proposta degli onorevoli Paolo Bolognesi e Serena Pellegrino -sottoscritta da 59 deputati e sostenuta da 11.000 cittadini che hanno firmato la petizione lanciata su Change.org- per richiedere che venga istituita la Commissione parlamentare d’inchiesta monocamerale sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
Il pensatore, torturato e messo a morte nella notte del 2 novembre 1975 tra le baracche e il fango dell’idroscalo di Ostia resta deposto come il Cristo in “La Ricotta”, nei tableaux vivants delle due Deposizioni di Pontormo e Rosso Fiorentino, da lui così perdutamente amate.
Ma Pier Paolo Pasolini è a terra, non c’è sua madre, non c’è un futuro aprile, è lì perso tra l’ immobile sacralità di un corpo insanguinato e la la grevità di puttane, ladri, malfattori che assistono silenti, secondo la sceneggiatura del film con un forte odore di realtà, al suo martirio, nel racconto di una delle poetiche del cinema Pasoliniano in cui i protagonisti muoiono “sporcati di sangue fino all’aurora”.
È in questa inquadratura d’ombra, che il regista David Grieco esegue il “montaggio” che rende decifrabile una possibile verità celata, che illumina il ruolo di un carnefice che brutalmente distrugge chi gli si oppone, sfruttando la debolezza e scuoiando via implacabile carne e anima, poiché : “Non c’è nulla di più contagioso del male”.
Il furto del negativo di Salò o le 120 giornate di Sodoma, ultima opera cinematografica realizzata da Pasolini diventa così il pretesto per mutare la vita del poeta in morte, per rendere silenti gli imperdonabili interrogativi del più nudo intellettuale del novecento italiano in Petrolio, parole che mostrano la morte di Enrico Mattei e del giornalista dell’Ora Mauro de Mauro, mentre nulla deve turbare l’armonia del potere più segreto occupato a regnare.
“Ah, là vide subito colui che non perdona” e il suo nome, malgrado le ricostruzioni e le omissioni orchestrate non può più essere soltanto quello di Pino Pelosi. L’uomo esposto al peccato, colpevole di vivere la notte ” come un gattaccio in cerca d’amore” ridesta nelle coscienze di un popolo che lo ha censurato in vita e reso invisibile in morte le ombre assopite, Pier Paolo Pasolini è eterno.
L’opera di David Grieco a lui dedicata, l’ iniziativa parlamentare presentata, i testi e gli spettacoli teatrali che si susseguono nella ricerca di chi ha intriso di sangue il suo sudario nutrono un destino di speranza per questo paese, ma più di ogni altra cosa resta Pier Paolo Pasolini un uomo che “preferiva perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati”, un uomo dal cuore indifeso capace di trascinare via la maschera dalla vita, una rosa carnale di amore e dolore che ci ha segnato la mente.