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I Balcani e il terrorismo

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Non ci sono più dubbi ormai. I servizi segreti europei e anche quelli italiani, nella relazione annuale inviata al Parlamento,   ritengono sempre più probabile che, approfittando del flusso incessante dei richiedenti asilo e dei disperati dagli altri continenti diretti verso il vecchio continente, i terroristi legati già all’IS, o desiderosi di legarsi allo Stato islamico, passino dai Balcani per raggiungere la Grecia e la Libia o anche la Siria e l’Iraq per raggiungere i teatri della guerra già in atto.

Mentre gli Stati dell’Europa orientale ( l’Austria, la Slovenia, la Croazia, la Polonia e l’Ungheria) chiudono le frontiere o in ogni caso limitano in tutti i modi il transito degli stranieri cresce ogni giorno la possibilità che molti di quelli che si sono messi o si stanno mettendo in viaggio per raggiungere l’Europa prendano il mare e si dirigano verso la Puglia: la regione balcanica è zona di transito privilegiato di foreign fighter (oltre 900 di essi sono già passati di lì per i teatri di guerra. Il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori  che “quanto alla direttrice nordafricana, nonostante ricorrenti warning, non ha trovato specifici riscontri, si presenta invece “più concreto lungo l’asse della rotta balcanica-scrivono i servizi di informazione e sicurezza nella relazione annuale al parlamento- segnalando la centralità della regione Puglia nel passaggio di migliaia di giovani nella direzione  della Siria e dell’Iraq o della vicina Libia.

Nelle formazioni jiadiste formatesi nei Balcani si esprimono due diversi orientamenti: l’uno, filo-qaedista,presente soprattutto in Bosnia;l’altro, pro-Daesh, diffuso principalmente in Kossovo e in Macedonia. Non sono mancati peraltro – rileva il rapporto italiano – segnali di dialogo e sinergie tra le due componenti. In prospettiva lo scenario delineato profila rischi non piccoli sia per il suo potenziale  destabilizzante, sia per l’eventualità di un insediamento nella regione di basi logistiche in grado di supportare pianificazioni terroristiche contro Paesi europei, incluso il nostro.  E, al di qua dell’Adriatico ci sono sodalizi criminali organizzati per gestire la tratta. In Italia proliferano-annota il rapporto-gruppi criminali etnici composti principalmente da egiziani ,del Corno di Africa e rumeni specializzati sia nel fornire assistenza ai migranti per il trasferimento dai centri di accoglienza alle località di destinazione nel Nord Europa. In particolare è “emersa l’operatività di sodalizi brindisini attivi nel trasferi mento di migranti di migranti dalle coste della penisola balcanica meridionale verso il nostro Paese. ”

Nello specifico si tratta di ex contrabbandieri di tabacchi lavorati(Tle), esperti scafisti capaci di eludere la sorveglianza marittima che utilizzerebbero imbarcazioni veloci di limitata dimensione (non oltre venti persone) intercettando una domanda in grado di sostenere costi elevati di viaggio. L’aver vissuto in aree di guerra, talvolta partecipando attivamente ai combattimenti, possa conferire ai nuovi migranti un profilo potenzialmente critico, derivante soprattutto dalla esperienza militare acquisita.

In Libia da dove proviene il novanta per cento dei migranti sbarcati in Italia  “operano organizzazioni strutturati e flessibili a prevalente composizione multietnica in grado di gestire tutte le fasi del trasferimento. Per i servizi di sicurezza italiani “l’instabilità libica dopo la caduta di Gheddafi ha favorito la formazione in quel territorio di strutturate filiere jiadiste e di nuclei pro-Daesh e proprio da quelle coste sono partiti nel 2015 circa il novanta per cento dei clandestini giunti in Italia attraverso il mare.”


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