In questo momento, più di 30.00.0 tra migranti e rifugiati sono intrappolati letteralmente in Grecia dopo la decisione dei paesi balcanici di chiudere il corridoio verso l’Europa del nord. La vasta maggioranza di essi sono siriani e iracheni, moltissimi sono donne e bambini, in fuga dai conflitti del Medio Oriente. Tsipras ha affermato: “ciò di cui siamo testimoni è l’effetto delle scelte assurde dell’Occidente”, facendo riferimento alle posizioni sulla Siria. Da martedì, più di 8.500 migranti e rifugiato sono accampati a Idomeni alla frontiera con la Macedonia, incapaci di proseguire il loro viaggio della speranza verso la Germania e il nord Europa. Le forze armate greche sono intervenute a Idomeni per montare una tendopoli alla frontiera che riesca ad alleviare la permanenza forzata di migliaia di persone. In quella “no man’s land” che è diventata Idomeni, tra la Grecia e la Macedonia, bambini, neonati e ammalati hanno ricevuto le cure da un distaccamento di Medici senza frontiere e da altre organizzazioni umanitarie. La Federazione della Croce Rossa, attraverso la portavoce Caroline Haga, ha lanciato l’allarme alle istituzioni internazionali sulla gravissima situazione umanitaria: “è piovuto per tutta la notte, molte tende non sono impermeabili. La situazione è gravissima. I soldati distribuiscono cibo e identificano i rifugiati. Ma occorrono altre decine di tende per accogliere tutte queste persone in modo dignitoso”. L’alto commissariato Onu per i rifugiati avverte che se non si dà immediata soluzione alla vicenda, a Idomeni si rischia il disastro umanitario. L’Unhcr ha chiesto il miglioramento delle condizioni della tendopoli e denuncia: “l’Europa è sull’orlo di una crisi umanitaria che essa stessa ha creato. Le condizioni di questa gente portano a chiedere più cibo, acqua, tende e farmaci. Come abbiamo già visto, le tensioni scoppiano, alimentando la violenza e spingendo i rifugiati nelle mani dei trafficanti”. L’Unhcr chiede anche che tutti gli stati membri della UE rafforzino la loro capacità di identificare i richiedenti asilo, con le procedure previste da ciascun paese, e attraverso lo schema di riallocazione europeo. Il portavoce dell’Unhcr, Edwards, continua a sostenere che “la Grecia non può governare da sola questa situazione.
La crisi investe tutta la Grecia, dal porto del Pireo alle isole dell’Egeo. Donne, uomini e bambini vengono ospitati in tendopoli militari, in aree sportive, nei parchi e negli edifici pubblici. Il governo greco sostiene di aver elaborato un piano per ospitare 50.000 persone prima possibile. Tuttavia, a questi ritmi, 3000 sbarchi al giorno, i numeri saranno superati molto presto. E con la crisi economica che colpisce i servizi pubblici, sono le organizzazioni non governative che assumo il grosso dell’impegno umanitario. La Croce rossa ellenica ha distribuito già migliaia di pasti e acqua ai profughi siriani, afghani, iracheni al Pireo. E fa presente che “vi è un enorme problema relativo ai minori ammalati”. La Croce rossa greca sottolinea che “molti di loro arrivano esausti dopo il lunghissimo viaggio in mare. L’unica cosa che vogliono è sapere che la frontiera con la Macedonia è aperta. La verità è che non sappiamo cosa rispondergli”, anche perché le autorità macedoni continuano a dire che le frontiere resteranno chiuse “fino a ordinanza contraria”.
Con molto cinismo, l’ambasciatore macedone ad Atene, Marijan-Pop Angelov, ha confermato che “la procedura d’ingresso per i migranti resta sospesa”. E questa affermazione ha ancora di più alzato il confronto, già durissimo, tra il governo macedone e quello greco, anche se quest’ultimo conferma che dalla Commissione europea arriveranno ad Atene 700 milioni di aiuti nei prossimi giorni.