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Gaza, ai giovani cristiani un permesso per la Pasqua

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In vista della Pasqua le autorità israeliane hanno rilasciato le autorizzazioni ai cristiani di Gaza per poter uscire dalla Striscia e partecipare alle celebrazioni della festa.

Articolo di: Radio Vaticana

In vista della Pasqua le autorità israeliane hanno rilasciato le autorizzazioni ai cristiani di Gaza per poter uscire dalla Striscia e partecipare alle celebrazioni della festa; i permessi riguardano il 95% dei richiedenti, che hanno così ricevuto il via libera governativo. A confermare lo sviluppo positivo nell’annosa questione dei permessi – in passato Israele aveva più volte respinto le richieste – è il Patriarcato latino di Gerusalemme, secondo cui “per la prima volta” la Chiesa Cattolica si è occupata “direttamente” della vicenda.

Entusiasmo tra i fedeli per la concessione dei permessi
In passato era la Chiesa ortodossa a occuparsi della questione: in occasione delle feste di Natale e Pasqua le autorità militari di Israele, cui spetta il controllo in ingresso e uscita dal check-point di Erez, valutano la concessione di permessi per motivi religiosi. Tuttavia il più delle volte le richieste erano respinte, in particolare per i giovani al di sotto dei 35 anni.  La notizia del rilascio dei permessi ha generato entusiasmo e soddisfazione fra i fedeli della Striscia di Gaza, che potranno beneficiare della possibilità di entrare in Israele per i prossimi 45 giorni. In molti in queste ore, racconta il sito del Patriarcato, stanno pubblicando “con orgoglio” sui social network la foto del “prezioso documento”. In realtà questa reazione è emblematica della condizione di frustrazione, sconforto e disperazione che da anni anima la comunità cristiana di Gaza e, in particolar modo, i più giovani. Per molti il permesso di ingresso equivale alla realizzazione del sogno di uscire dal carcere.

La Caritas definisce la Striscia di Gaza “una prigione a cielo aperto”
L’agenzia AsiaNews nei mesi scorsi aveva intervistato padre Raed Abusahlia, direttore generale di Caritas Gerusalemme, il quale aveva definito la Striscia “la più grande prigione a cielo aperto al mondo: due milioni di persone sotto la soglia della sopravvivenza, disoccupazione al 60%, povertà all’80%. E lo stesso vale per le famiglie cristiane, circa 350 in tutta la Striscia (1300 persone in totale), il 34% delle quali senza fonte di reddito alcuna”.

Molti i giovani che hanno ottenuto il permesso
Tuttavia, oggi per i cristiani è una giornata di festa anche se restano da risolvere i problemi logistici – costo del viaggio e alloggio – e pastorali. Padre Mario da Silva, brasiliano e responsabile della parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica della Striscia, racconta: “Avevamo un solo giorno per presentare la richiesta”. Il 20 febbraio scorso si sono presentate “890 persone a registrarsi per chiedere il permesso”. Molti di questi erano giovani che “senza molta speranza” stavano chiedendo per l’ennesima volta “il permesso di uscita”. “In una decina di persone – aggiunge il parroco – abbiamo lavorato, dalla mattina alla sera tardi, per preparare tutti i documenti necessari”.

Accolti il 95% dei permessi
​“Non sapevamo – sottolinea padre Mario – quanti permessi sarebbero stati concessi e, con nostra grande sorpresa, nei giorni scorsi abbiamo appreso che sono stati approvati 822 nominativi, e altri 25 sono stati aggiunti in un secondo momento. Quindi il 95%”. La cosa più importante, conclude il sacerdote brasiliano, è che “la maggioranza dei giovani cristiani ha ottenuto l’autorizzazione. Alcuni di loro non possono uscire da almeno otto anni”.

Da perlapace


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