Per descrivere in poche parole chi era Fulvio Sodano è forse sufficiente ricordare lo scenario che si trovò dinanzi quando nel dicembre 2000 arrivò a Trapani. Nel suo ufficio si presentarono, a più riprese, degli imprenditori, gli stessi che anni dopo uno ad uno finirono arrestati, indagati e condannati perchè complici di Cosa nostra, che lo volevano convincere a non occuparsi attivamente dei beni confiscati alla mafia, anzi lui quei beni avrebbe dovuto venderli. Mentre la mafia entrava nei palazzi del potere c’erano sindaci che nero su bianco scrivevano che le uniche minacce che ricevevano erano quelle fatte da un pugno di poveri disgraziati sfrattati dalle case popolari o multati per irregolarità commerciali. Non erano sindaci che come i predecessori sostenevano l’inesistenza della mafia, svolgevano un ruolo moderno, ma di uguale contenuto, ossia il negazionismo rispetto alle tesi della magistratura che sostenevano come Cosa nostra aveva cambiato abito, era diventata la “mafia bianca” come negli stessi anni veniva fotografata da Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini.
La mafia a Trapani sfidava Sodano per riuscire a mettere le mani sui grandi appalti, togliendo di mezzo la concorrenza delle imprese non controllate da Cosa nostra, sequestrate dallo Stato come nel caso della Calcestruzzi Ericina. L’impianto che si trova nell’area industriale era stato il “trono” del boss Vincenzo Virga, sottratto al suo controllo la mafia voleva strangolare quell’impianto con i suoi operai. Fulvio Sodano capì e si oppose a quell’azione. I mafiosi intercettati dicevano che sarebbe stato mandato via da Trapani, cosa che accadde nel luglio 2003 dopo che a Sodano l’allora sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì disse a muso duro che lui difendendo la Calcestruzzi Ericina stava facendo il “favoreggiatore”. Trapani 13 anni dopo ha conosciuto momenti di vittoria contro Cosa nostra. Sono stati arrestati grandi mafiosi, sono stati condannati politici, amministratori pubblici e imprenditori, sono stati sequestrati beni per oltre 3 miliardi di euro. Ma a Trapani accade ancora che parlare raccontando la verità suscita offese.
La mafia non spara più reagisce chiedendo e ottenendo trasferimenti di investigatori, querelando i pochi giornalisti che scrivono, e poi usa l’arma della corruzione. E però accade anche altro, di buono. C’è l’associazione Libera che da tempo si occupa, adesso anche nel nome di Fulvio Sodano, di mettere insieme l’impegno sociale contro le mafie, Libera sa bene che il silenzio è ossigeno delle mafie e allora bisogna parlare. Sabato scorso in prefettura a Trapani per la prima volta dopo 13 anni dalla sua uscita da quel Palazzo, si è tornato a parlare di Fulvio Sodano. Il prefetto di oggi Leopoldo Falco non ha avuto remore nell’offrire il salone di rappresentanza alla Calcestruzzi Ericina Libera e all’associazione Libera per ricordare Fulvio Sodano a due anni dalla sua scomparsa. E’ il segno delle cose che cambiano, che possono cambiare. Certe assenze sono state evidenti, quelle di 20 sindaci su 24 per esempio, a cominciare da quello di Trapani, nessun parlamentare locale e nessun imprenditore, ma c’era la gente, c’era il popolo, c’era quel popolo che ha scelto per sempre Fulvio Sodano come proprio prefetto. Il tema discusso è stato quello dei beni aziendali confiscati. Si è parlato di quale destino devono avere le imprese e le aziende sottratte alla mafia, si è capito che non è vero che le aziende confiscate sono destinate a morire ma ci sono le possibilità per farle diventare occasioni di sviluppo.
“Oggi a gestire i beni confiscati – ha detto la prof. Stefania Pellegrini dell’Università di Bologna, direttore del master in gestione e riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alle mafie Pio La Torre – è uno Stato che è diventato uno Stato amministratore, amministratore di un patrimonio economico gigantesco che le mafie hanno tolto col riciclaggio alle popolazioni locali. Abbiamo necessità di uno Stato si occupi di questi beni che quando erano in mano alle mafie erano simbolo del potere mafioso che serviva a soggiogare persone e territori. Ora debbono diventare un segnale rivolto a tutti, senza le mafie il territorio cresce e l’esempio più emblematico è quello della Calcestruzzi Ericina Libera“. A Trapani, lo dicevamo, la somma dei sequestri e delle confische alla mafia, a quanto emerso, è di oltre 3 miliardi. “Questi – ha detto il magistrato Andrea Tarondo, che affrontò quella indagine antimafia che vide il contributo decisivo del prefetto Sodano – che sono stati tolti alla società civile, sono soldi che la società deve sapere riprendersi organizzando sviluppo…C’è necessità di ripristinare un ordine di giustizia, Bisogna essere capaci di riconoscere in una cooperativa di lavoratori il pilastro di legalità che benissimo può coniugarsi con l’interesse pubblico. E’ interesse pubblico che le aziende confiscate diventino veri pilastri di legalità“. “Oggi – ha detto il deputato Pd Davide Mattiello – siamo a Trapani per ricordare il prefetto Fulvio Sodano, sapendo che il modo migliore per “ricordare” è continuare nell’impegno, che in questo caso significa soprattutto togliere ai mafiosi i patrimoni, senza far perdere il lavoro a chi non c’entra niente“. Mattiello è stato il relatore alla Camera della riforma sui beni sequestrati e confiscati, che ora attende l’esame del Senato. “Il prefetto Sodano nel 2001 diceva che la mafia può essere sconfitta, ma bisogna isolarla, non basta reprimerla. Isolarla prima di tutto sul piano culturale, impedendo qualunque cedimento alla tentazione di ridimensionare e di convivere…Pensate – ha ancora detto l’on. Mattiello – in scritti depositati nell’archivio della commissione antimafia a firma del prefetto Fulvio Sodano e che portano la data del 2001, è possibile trovare quelle fondamenta che hanno portato alla scrittura delle nuove norme, Sodano aveva capito bene la strada da percorrere, il voto della Camera ha dato ragione a quelle sue posizioni. Pensate poi che anche durante il dibattito ci siamo sentiti dire dai contrari a questa norma che stavamo facendo i favoreggiatori delle aziende confiscate, la stesa cosa che a Trapani certuni vennero a dire a Fulvio Sodano…Gli impianti della Calcestruzzi Ericina, confiscata alla mafia (che qui aveva la faccia di Virga), amministrata e difesa dallo Stato (con la faccia del Prefetto Sodano) e rinata con la forza e il coraggio dei lavoratori costituiti in cooperativa. Questa non è antimafia, è Repubblica“.
A Favignana negli stessi momenti è stata scoperta una targa dedicata al prefetto Sodano collocata nell’aula consiliare, mentre dal prossimo anno il Comune delle Egadi finanzierà una borsa di studio dedicata al prefetto. Ma è al futuro che in prefettura si è parecchio guardato. Nel nome di Fulvio Sodano si sta cercando di mettere in rete le aziende che producono calcestruzzo e che sono oggi sequestrate e confiscate. Aziende che devono tornare alla società civile, “maggiore utilità e interesse pubblico come scritti nella riformata legge 109 del 96 possono benissimo essere le cooperative di lavoratori che si potranno candidare a gestire queste imprese, cooperative che possono rappresentare precisi pilastri di legalità” ha detto il pm Andrea Tarondo. A Trapani c’è bisogno di imprese nuove e pulite, per sfidare il potere che i boss continuano a mantenere grazie alla latitanza perdurante di Matteo Messina Denaro. La mafia ha paura della società civile che vuole riprendersi il maltolto, e allora bisogna sollecitare questa riscossa. E a Trapani però questa riscossa qualcuno non vuole suscitarla, e certa informazione non si sottrae a nascondere i fatti, è quella informazione che dicendo di parlare di mafia si occupa dell’antimafia, indica i professionisti dell’antimafia, ma i veri propfessionisti sono loro, i professionisti del maldire di ogni cosa si muove contro Cosa nostra. Ma come scriveva Sodano a chi sull’antimafia racconta bugie consigliamo di non camminare scalzo se si seminano spine.