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Costa d’Avorio, Aqmi vuole riconfermare la sua supremazia terroristica

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Al Qaeda per il Maghreb Islamico (Aqmi) appare decisa a riconfermare la sua supremazia terroristica nell’area. Lo fa colpendo gli obiettivi più facili ovvero gli alberghi frequentati da “miscredenti” occidentali cristiani o ebrei e dagli abitanti locali che vogliono imitare costumi e abitudini non ammessi dall’integralismo islamista. Aqmi si sta “specializzando” nel portare gli attacchi agli hotel: ha firmato infatti quelli di novembre in Mali, di gennaio in Burkina Faso e l’ultimo di domenica 13 marzo in Costa d’Avorio. Sono attacchi tutto sommato facili perché queste strutture (per quanto possano dotarsi di buone misure di sicurezza) non possono certo apparire militarizzate agli occhi dei turisti che altrimenti (come già sta succedendo da tempo) preferiscono vacanze più sicure in località meno esposte. Ma questi agguati hanno una immediata visibilità mediatica proprio per la clientela internazionale che frequenta le strutture ricettive con un immediato incasso costituito dall’ingresso nelle proprie file di altri combattenti per la guerra santa.

L’Aqmi (legata appunto ad Al Qaeda) è in lotta per la supremazia con l’Isis che in Africa può contare su Boko Haram attiva in Nigeria e nei paesi confinanti. Anche se non mancano esempi di “federazione” terroristica tra i vari gruppi in campo schierati con le due grandi “reti” del fondamentalismo islamista , è però in corso una guerra per la leadership tra i gruppi. Non è solo una guerra religiosa, ideologica, politica ma anche per il controllo delle risorse che portano soldi in cassa al terrorismo: contrabbando, droga, tratta di esseri umani, petrolio, avorio, animali e piante esotiche. In questo clima c’è sempre “un puro, più puro degli altri che ti epura” prendendo in prestito le parole di Pietro Nenni che aveva attraversato molti marosi.

L’altro aspetto è che gli interessi francesi in Africa restano nel mirino. Parigi (nonostante la decolonizzazione) non ha mai abbandonato del tutto questo continente restando nell’ombra e appoggiando i vari leaders locali a seconda delle proprie convenienze. Interessi economici (non dimentichiamo i giacimenti di uranio, oltre alle varie ricchezze del sottosuolo), di controllo del territorio che offre alla Francia l’occasione di sedere tra i capitavola della geopolitica mondiale . I francesi non vogliono mollare, a nessun costo. Nel dicembre 2012 Parigi intervenne militarmente in Mali e senza complessi di nessun tipo ha guidato nell’agosto 2014 l’operazione Barkhane nel Sahel per rintuzzare la presenza jahidista nell’area, senza dimenticare il rafforzamento della sua presenza in armi nel Ciad.

Questa esposizione militare made in Paris sta tornando utile ad Al Qaeda e all’Isis che imbarcano nuovi adepti al grido di “basta con il colonialismo ed il razzismo francese”.


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