Se le cose fossero andate diversamente e scrivessi ancora libri per un editore che, nel 2008, rifiutò di pubblicare un mio libro sul populismo autoritario, avrei cercato di scriverlo io, con minore autorità accademica (essendo un storico e non un giurista) ma sicuramente con la stessa passione conoscitiva. Ora ho tra le mani il saggio del collega Gaetano Azzariti che è tra gli esponenti più autorevoli del Fronte del no per il referendum del 23 giugno prossimo 2016 che ci vedrà combattere contro il tentativo di quel vero e proprio sfregio contro la costituzione rappresentato dal ddl dell’on. Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme del governo in carica.
“La nostra Carta costituzionale – ha detto Azzariti che ha appena pubblicato con l’editore Laterza il saggio intitolato Contro il revisionismo costituzionale (pp. 260,22 euro) – ha contrassegnato il Novecento ed il frutto di un percorso di civiltà dal quale non si può fuori uscire con troppa disinvoltura. Se si vuole cambiare la Carta bisognerebbe ricordare almeno che essa non può essere un prodotto del sovrano. Una grave distorsione degli ultimi anni è che le Costituzioni non le cambiano più i popoli, magari attraverso le rivoluzioni ma i sovrani. Un’inversione giuridicamente inaccettabile”. E aggiunge:” Si ricorda che cosa dice l’articolo fondativo del costituzionalismo moderno? L’articolo 16 del 1789: non si ha Costituzione senza divisione dei poteri e garanzia dei diritti. Non si modificano dunque le Costituzioni, all’opposto, per favorire la concentrazione dei poteri e la riduzione dei diritti. Ad esempio da tempo sostengo che per riequilibrare il nostro assetto dei poteri sarebbe necessario passare al monocameralismo con un sistema elettorale proporzionale. E questo è possibile senza produrre gli effetti negativi del ddl Boschi. Il problema delle costituzioni moderne sono gli equilibri tra potere esecutivo e potere legislativo. Da vent’anni i poteri sono sbilanciati a favore del primo e il parlamento attraversa una lunga agonia. Se ci fosse un buon governo dovrebbe essere in allarme e dovrebbe preoccuparsi di avere nelle camere un interlocutore vivo e responsabile e non cercare di dominarle. ”
Lo smantellamento dello Stato sociale e l’introduzione dell’articolo 81 con l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione sono per Azzariti gravi ferite all’edificio costituzionale e infine, conclude il costituzionalista: “L’obbligo di equilibrio dei conti confligge con il carattere della nostra Carta che ha messo al proprio centro il principio di dignità della persona. In Italia ciò che lascia sgomenti è il rovesciamento cui assistiamo tra dignità della persona e supremazia della lex mercatoria. ” Il fatto è, come chi scrive ha già sostenuto manifestando al propria adesione al No è che “ridotto a un’ombra il Senato, il presidente del Consiglio avrà il dominio incontrastato sui deputati in pratica da lui stesso nominati. Gli organi di garanzia (presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura) ne usciranno ridimensionati o peggio subalterni.”