Sento che ci stiamo separando. Che Repubblica – il mio giornale da sempre – va da una parte (Renzi), mentre io vado da un’altra. Abbiamo passato anni indimenticabili di affiatamento quando gli editoriali di Scalfari erano il bastione di decenza, contro il dilagare del berlusconismo. Ho letto con piacere gli intelligenti fondi di Mauro e degli altri giornalisti in tempi di coraggiosa resistenza civile alla decadenza politica.
Ora vedo un giornale filo-governativo, adeguato, quasi rassegnato ad un realismo editoriale, che giustifica la situazione, senza impegnarsi per evidenziarne le contraddizioni, senza inchieste. Insomma, un giornale meno di Scalfari (prima maniera) e più di De Benedetti. Meno cane da guardia del potere e più gatto elegante da terrazza. Continuerò a leggerlo. Per le sue ottime pagine di cultura e per alcune firme che rimangono voci libere e (mal)tollerate per salvare le apparenze con i lettori più esigenti. Ma è finita l’assonanza di una volta.
Non c’è solo la mutazione genetica del PD. Ma anche quella di una gran parte di classe media, che è andata alle terme del conformismo. E si sta rilassando nel torpore della moderazione. Il vizio su cui da sempre conta il potere carismatico.
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