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Bruxelles. Tre bombe rivendicate dall’Isis. Ministro della sanità: 31 morti e 250 feriti. Il racconto di due testimoni diretti

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Di Pino Salerno

Due esplosioni hanno avuto luogo verso le ore 8 di martedì mattina a Bruxelles, all’aeroporto internazionale di Zaventem, a nord della capitale belga. Una prima deflagrazione è stata avvertita nella hall delle partenze, poi una seconda mentre centinaia di persone si davano alla fuga, tra fumo e detriti. Una terza bomba inesplosa è stata ritrovata in serata. Le due esplosioni sono state provocate da due kamikaze, mentre le bombe erano piene di chiodi, secondo fonti sanitarie, che nelle ore successive hanno curato i feriti. Il bilancio provvisorio di queste due esplosioni è di almeno 11 morti e 96 feriti.

Un’ora dopo, circa, verso le ore 9, alla stazione metro di Maalbeck, nel quartiere europeo di Bruxelles, a pochi metri dai palazzi della Commissione, del Parlamento, del Consiglio europeo e della Nato è esplosa la terza bomba, forse trasportata da un kamikaze all’interno di una carrozza, o forse esplosa mentre il treno era in avvicinamento sulla banchina. La dinamica non è ancora chiara. Il bilancio provvisorio di questa terza esplosione è di almeno 20 morti e 150 feriti, molti dei quali in gravissime condizioni. Il bilancio provvisorio è stato comunicato in serata dalla ministra della Sanità belga Maggie De Block.

Poche ore dopo, lo Stato islamico ha rivendicato gli attentati: “un gruppo di soldati del Califfato, che portavano cinture esplosive, bombe e fucili mitragliatori, e avendo come obiettivi luoghi scelti con precisione nella capitale belga Bruxelles, si sono lanciati all’interno dell’aeroporto Zaventem e di una stazione della metro per uccidere il numero maggiore di crociati”.

L’inchiesta sugli autori degli attentati è ancora in corso. Si tratta di una vera e propria caccia all’uomo, dopo che le autorità di polizia belghe hanno diffuso una foto che mostra i presunti autori ritratti dai video della sorveglianza. Sono tre uomini che spingono carrelli con bagagli.

Il re del Belgio, Filippo, ha annunciato tre giorni di lutto nazionale, e ha detto che la data del 22 marzo non sarà mai più la stessa. Parlando in tv alla nazione, il re ha espresso il suo dolore e il suo cordoglio per tutte le vittime, ed ha aggiunto: “siamo stati sfidati da una minaccia, ma continueremo a lavorare insieme con calma, sicurezza e dignità. Dobbiamo continuare ad aver fiducia in noi stessi. Questa è la nostra forza”. Poi il re Filippo ha volute ringraziare e sostenere i servizi di pronto soccorso: “siamo grati a tutti coloro che hanno prestato il loro aiuto”.

Secondo il procuratore federale belga Van Leeuw, è in corso in queste ore in tutto il Belgio una poderosa caccia al terzo uomo, quello vestito di bianco nell’immagine trasmessa dai media. Per il procuratore, nonostante la rivendicazione, è troppo presto per tracciare un legame diretto tra gli attacchi di Parigi in novembre e gli attacchi del 22 marzo a Bruxelles. Alcuni blitz delle forze di polizia sono tuttora in corso in tutto il paese, ma Van Leeuw ha chiesto esplicitamente ai media di non fornire informazioni dirette sulle operazioni ancora in corso. Decine di testimoni sono stati interrogati, per capire meglio le dinamiche degli attentati.

La rete televisiva belga RTBF è riuscita a intervistare Christian Delhasse, il macchinista del treno metropolitano sopraggiunto sulla banchina mentre aveva luogo l’esplosione. Delhasse ha raccontato: “erano le 9.15 quando la bomba è esplosa. Noi eravamo sulle linee 1-5, e il treno ricominciava la sua corsa verso Arts-Loi quando è esplosa la bomba. Ho fermato subito il treno, pensando inizialmente che fosse un problema tecnico. Ma mi sono accorto subito che era qualcosa di peggio. Ho fatto quel che dovevo fare, seguendo tutti i protocolli”. Delhasse è in stato di schock: “vedere tanti corpi sul pavimento ti segna per tutta la vita”.

Filippo Terruso ha 45 anni. Italiano, lavora a Bruxelles presso il Comitato delle Regioni, organo consultivo della UE. Era all’aeroporto di Zaventem, a dieci metri dall’esplosione. La sua diretta e drammatica testimonianza è stata raccolta dal quotidiano francese Liberation. Terruso racconta: “ero all’aeroporto per prendere il volo per Amsterdam, con destinazione finale Strasburgo, dove c’era un riunione del Consiglio d’Europa. L’aereo era in ritardo, e perciò sono andato a prendere un caffè al bar, nella hall delle partenze. Mi sono seduto per inviare alcune mail per avvertire del ritardo. Erano le 7.45. A una dozzina di metri da me ho avvertito due esplosioni. La prima era chiaramente meno forte della seconda. Poi ho sentito dei colpi di kalashnikov. Sono fuggito veloce come il vento, tra i detriti, e la polvere. Ho visto persone cadere per terra, col viso sanguinante. Ho avuto paura che qualcuno stesse sparandoci col kalashnikov. Siamo rimasti due o tre minuti dietro un paravento, che forse ci ha salvato la vita. Ho avuto una fortuna enorme, ero a dieci metri da tanta gente che ha perso la vita. Ma ora mi chiedo: cosa ha saputo la polizia nel corso di due giorni di interrogatori di Salah Abdeslam? Un’analisi dei documenti ritrovati è stata fatta o no? Lavoro con tanta gente di ogni parte del mondo, è possibile trovare un modo per vivere assieme?”.

Da jobsnews


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