Dopo le bugie, i misteri e le accuse infamanti arriva il depistaggio. Tutto tranne la verità si sta approssimando sull’uccisione di Giulio Regeni. È sempre più voci, sia dal mondo dell’associazionismo per i diritti umani sia della politica, si levano per chiedere che il governo faccia tutti i passi formali sull’Egitto, fino al richiamo del nostro ambasciatore, per ottenere giustizia per il giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo e per la sua famiglia. Oggi Repubblica traccia un quadro melmoso di depistaggi continui, da cui emerge che l’Italia viene sistematicamente offesa da un paese ‘alleato’.
Le recenti rivelazioni parlano di un dossier su una pista ritenuta attendibile dagli egiziani. Ma l’inchiesta, ritenuta vicina ad una svolta, non è apparsa credibile agli esperti della diplomazia italiana che sta comunque studiando la documentazione ricevuta dagli omologhi al Cairo.
Secondo il dettagliato dossier “riservato” di cui sono entrati in possesso i colleghi di Repubblica, il massacro di Regeni doveva servire a far saltare i rapporti tra Renzi e Al Sisi, un complotto che mette insieme interessi politico-industriali e conflitti interni ‘gestiti’ da servizi deviati.
La pista “suggerita” al Governo Italiano per far luce sulla feroce uccisione del 28enne friulano è avvalorata da un’analisi approfondita dello scenario ricca di riferimenti specifici, nomi e persino rilevamenti satellitari che porterebbero all’individuazione dei responsabili del delitto nel Regno Unito.
Un documento all’apparenza attendibile se non fosse per l’ardita teoria secondo cui la morte di Giulio sarebbe da inquadrare come un complotto di paesi nemici dell’Egitto.
Insomma uno scenario nuovo ed inedito con tanto di nomi di alti ufficiali della milizia egiziana dediti al doppio gioco, o comunque sul libro paga di servizi segreti stranieri, che avrebbero operato in modo da far ricadere sulle spalle del presidente Al Sisi tutte le responsabilità del caso.insomma siamo di fronte a un chiaro e inequivocabile tentativo di depistaggio davanti al quale non si può restare indifferenti. L’auspici è che dinanzi all’ennesima presa in giro egiziana Italia reagisca con una reazione forte e dignitosa. Dal Cairo finora sono arrivate solo risposte insufficienti, contraddittorie e con il chiaro intento di prendere tempo. E su questo non si può più transigere. E non si tratta certo di una questione di decoro, per quanto ne vada di mezzo la credibilità di una nazione e dei suoi cittadini, ma di giustizia e verità per una vittima innocente. Verità e giustizia per Giulio Regeni che non ci stancheremo mai di chiedere come faremo il 2 maggio davanti all’ambasciata dell’Egitto in Italia alla vigilia della Giornata per la libertà di informazione.
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