“La perfezione non interessa in eterno. Una volta abituati a essa, la nostra emozione si spegne e ci sentiamo allora attratti dallo strabiliante, dall’inatteso, dall’inaudito”. (E.H. Gombrich, La Storia dell’arte)
Alle Scuderie del Quirinale torna il sublime Cinquecento italiano con i capolavori di Antonio Allegri detto “Il Correggio” (Correggio, 1489 – 1534) e Francesco Mazzola detto “Il Parmigianino” (Parma 1503 – Casalmaggiore 1540).
La mostra, curata dal britannico David Ekserdjian, docente all’Università di Leicester, racconta attraverso tavole, dipinti e disegni a tema religioso, mitologico e la ritrattistica il confronto tra i due grandi maestri che resero il 500 a Parma, un tempo di maestosa bellezza per “la maniera moderna”, rendendola una delle capitali del Rinascimento Italiano
e una delle maggiori fonti d’ispirazione per il Barocco seicentesco.
Affini per ricerca ma anche profondamente diversi i due pittori, autori di maestose meraviglie come la Camera di San Paolo decorata verso il 1519, le cupole di San Giovanni Evangelista (1520-24) e del Duomo di Parma (1526-28)
da Correggio e il Camerino di Diana, pittato dal Parmigianino nella piccola corte dei Sanvitale a Fontanellato nel 1524, diedero vita ad un legame d’ispirazione e influenza da cui il più giovane, Parmigianino, non si distaccò mai in tutta la sua opera.
“Si diceva pubblicamente in Roma per infinite persone lo spirito di Raffaello esser passato nel corpo di Francesco”
Le parole del Vasari in Le Vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, 1550, evidenziano fino al tardo cinquecento la maggior considerazione che il Mazzola ebbe tra i suoi contemporanei rispetto all’Allegri, la cui “pittura degli affetti” è il teatrale illusionismo però diventarono nel secolo dei Carracci musa e radice di infinite creazioni: “Che grazia seducente! Che grazia celeste! La grazia dell’espressione unita a quella dello stile! Un miracolo! È musica e non scultura! Ravissant, étonnant, charmant, adorable, irrésistible, sublime!” Così Arbasino, nella monografia dedicata all’Allegri dipinge tra le parole di Stendhal l’arte di rendere visibile l’aria del maestro.
Dal vincolo di bellezza nei disegni realizzati a sanguigna, alla scelta dei soggetti, il confronto tra “Matrimonio mistico di Santa Caterina” Museo di Capodimonte del Correggio e quello del Parmigianino al Musée du Louvre apre un percorso espositivo di prestiti eccezionali dei musei di tutto il mondo: “Madonna Barrymore”, “Il martirio di Quattro santi”, “La Scuola di Amore”, “il Ritratto di Dama”, e il “Noli me tangere” per il Correggio, “Pala Bardi, il “San Rocco”, “la Conversione di Saulo”, “la Madonna di San Zaccaria” per il Parmigianino.
Accanto ai due maestri del Rinascimento opere di allievi e discepoli della Scuola di Parma da Michelangelo Anselmi a Francesco Maria Rondani, da Girolamo Mazzola Bedoli a Giorgio Gandini del Grano.
Lo sguardo enigmatico, indagatore, penetrante, acuto, nei ritratti del Parmigianino esposti, merita una menzione particolare, da “Ritratto di uomo con libro” a “Ritratto di giovane uomo” sino all’effige di “Lorenzo Cybo”.
Straordinaria poi l’occasione di poter ammirare nelle due fanciulle “la Schiava turca” e “Antea” la rappresentazione di due bellezze ideali, enigma superiore di poetica ambiguità,
alchimia di pensieri impenetrabili che agitano l’anima dell’osservatore tra follia e pura “melancolia”.
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