Questo intervento è stato pronunciato il 7 marzo 2016 al convegno della CPO FNSI promosso in collaborazione con Ossigeno e altre organizzazioni
Dall’inizio del 2016 a oggi, dopo averne scrupolosamente verificato la fondatezza, Ossigeno ha registrato episodi di minacce a 96 giornalisti italiani. Bisogna precisare che per 56 di loro le intimidazioni si sono verificate nel corso del 2016, per gli altri 40 invece si erano verificate prima ma se n’é avuta notizia soltanto quest’anno. E veniamo al dato di genere. Undici di questi 96 sono donne.
Per produrre questi dati senza sbagliare, senza dare patenti immeritate, è necessario un enorme lavoro. Ad esempio, nel 2015 l’Osservatorio ha preso in esame oltre mille segnalazioni e ne ha approfondito e ritenuto fondate soltanto 300, certificando che in questi episodi sono stati intimiditi in totale 528 tra giornalisti e blogger. 101 di questi 528 sono donne, il 19% del totale.
Aggressioni, intimidazioni, querele pretestuose, danneggiamenti vari, censura mascherata. Sono molteplici i modi con cui si tenta di imbavagliare o punire giornalisti ‘colpevoli’ solamente di raccontare scomode verità. I cronisti e le croniste più esposti alle violenze sono quelli che lavorano in periferia e si occupano di corruzione, mafia, malaffare, uso distorto dei soldi pubblici. Spesso sono collaboratori di piccole testate locali o free lance, senza tutele economiche e legali.
Le giornaliste sono doppiamente nel mirino: in quanto professioniste dell’informazione e anche in quanto donne. La discriminazione sessista è particolarmente evidente tuttora in vari settori dell’informazione nei quali il pregiudizio di genere persiste e spesso è addirittura esibito, come nel calcio.
Ciò che accade nell’informazione sportiva offre spunti interessanti. Negli ultimi due mesi gli attacchi ai cronisti sportivi sono cresciuti indistintamente. Ma quelli nei confronti delle croniste sono hanno avuto un segno chiari: il tentativo di mettere in discussione credibilità, professionalità e competenza facendo leva sul connotato di genere.
E’ il caso della giornalista Micaela Calcagno, offesa dall’allenatore dell’Inter durante una diretta tv di Mediaset Premium; o di Cinzia Gorla de La Nazione, aggredita verbalmente sul campo dal dirigente del Rosignano Calcio, per un articolo in cui rivelava che i giocatori della squadra erano senza stipendio da mesi.
Lo dicono anche le reazioni scomposte del presidente del Napoli Calcio e produttore cinematografico, Aurelio De Laurentiis, l’ultima, nei confronti della giornalista Rai, Valentina Tocchi. Già nel 2012, De Laurentis aveva risposto alla domanda di una cronista che chiedeva chi avrebbe schierato in campo, con queste parole: “Lei nuda, in campo farebbe un figurone”.
Spesso a queste espressioni offensive non seguono scuse, neppure se richieste. Purtroppo nel nostro paese di fronte a molte evidenti violazioni della dignità e della libertà di espressione e di stampa si lascia correre, si minimizza, si finge di non capire, e così si permette che le intimidazioni e l’oscuramento o la distorsione di importanti informazioni possano realizzarsi.
Dal 2006, cioè quando è iniziato il monitoraggio di Ossigeno, il numero dei giornalisti minacciati e aggrediti è cresciuto in modo esponenziale, fino a raggiungere alla data odierna la quota 2769. Non c’è regione immune da questo virus (il record spetta al Lazio con 476 casi, seguono la Campania con 336 e la Lombardia con 303).Gli episodi sono riferiti uno per uno sul notiziario online di Ossigeno e i nomi inseriti nella Tabella delle vittime.
Secondo le stime di Ossigeno, per ogni intimidazione conosciuta e classificata, altre dieci restano ignote anche all’Osservatorio, perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche o perché non si sentono sufficientemente tutelate. E tuttavia sono sempre più numerosi coloro che si rivolgono all’Osservatorio per segnalare offese e minacce al sacrosanto diritto di informare.
Nei primi 60 giorni del 2016 l’Osservatorio ha documentato 90 nuove intimidazioni, il ritmo è dunque di tre ogni due giorni. Molti hanno ricavano magri guadagni dal loro lavoro e non hanno le risorse per difendersi in giudizio quando sono accusati pretestuosamente di diffamazione Per far fronte a questo problema almeno per i casi più gravi, Ossigeno ha stipulato una convenzione con Media Legal Defence Initiative MLDI, una fondazione che ha sede a Londra, è offre assistenza legale gratuita attraverso uno sportello legale che fornisce l’assistenza di avvocati specializzati nel settore.
La situazione è grave e non può essere sottovalutata. Lo testimonia il quadro descritto da Ossigeno, un quadro che nessuno può negare, tantomeno da quando, giovedì scorso, 3 marzo 2016, la Camera dei deputati ha approvato la relazione della Commissione Parlamentare Antimafia basata su questi dati.
Come si vede, Ossigeno ha fatto molto in questi dieci anni per portare alla luce il problema. Ma c’e’ ancora molto da fare e bisogna rimboccarsi le maniche. Ci fa piacere che anche la Commissione Pari Opportunità della FNSI voglia avviare un osservatorio, con il quale Ossigeno è pronto a collaborare allo scopo di produrre dati attendibili, omogenei e confrontabili. In questo campo le cose da fare non mancano. C’è lavoro per tutti. Mancano soltanto i volontari per farle.
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