BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Ue. Padoan alla ricerca di un punto di Pil o le promesse del governo, non finanziate, vanno in fumo e addio elezioni . Un maledetto imbroglio. Borse a fondo

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Di Alessandro cardulli

Continua il tormentone. Giorno dopo giorno un battibecco fra Renzi, Padoan, Juncker, il presidente della Commissione Ue, al limite della nausea mentre la situazione economica dell’Europa dà solo segnali negativi. Le Borse sono uno specchio di questa realtà. Dopo i tonfi si sperava nei rimpalli, come spesso avviene. Neppure questo, continua un periodo nero. Il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, promette sostegno ai mercati e il petrolio recupera un po’ di terreno sopra 30 dollari, dopo la chiusura pesante di Tokyo, che ha terminato la seduta in calo del 3,15%. Le vendite in Europa provano a risalire, Wall Street prova a fare da supporto. Niente da fare.

Milano veste la maglia nera, perde il 2%. Risale lo spread. Sospensione per numerose banche

Milano veste la maglia nera e perde il 2%. Il Ftse Mib ha toccato i minimi dal settembre 2013, ampiamente sotto quota 18mila punti. In sofferenza le banche: Bpm, Banco Popolare, Mps, Ubi e Bper subiscono una sospensione. Londra cede lo 0,5%, come Francoforte, Parigi arretra dello 0,4%. Wall Street perde lo slancio dei primi minuti: il Dow Jones sale dello 0,1%, lo S&P500 dello 0,3%, mentre il Nasdaq cede lo 0,4%. Lo spread fra Btp e Bund tedesco sale a 122. Non sappiamo se Renzi Matteo ha qualche conoscenza dei mercati, potrebbe chiedere a uno dei suoi consulenti bocconiani, oppure al viceministro Zanetti, sempre in tv a narrare le meravigliose iniziative del governo. Per inciso segnaliamo che i “collaboratori”, ministri, vicesegretari, sottosegretari imitano sempre più il ragazzo di Rignano. In quanto ad arroganza gli fanno concorrenza. A Ballarò questo Zanetti a fronte di alcune critiche rivolte da Maurizio Landini a provvedimenti del governo, quello sulle partite Iva, un pasticcio che lascia fuori la stragrande mggioranza di queste “partite” ha esclamato: “Il governo risponde, altri fanno i comizi”. Nessun commento. Non vale la pena.

A Renzi dovrebbero spiegare cosa significa uno “zero virgola”, si tratta di miliardi

Torniamo così alla vis polemica di Renzi Matteo nei confronti della Commissione Ue e contro i commissari, dice lui, “dello zero virgola”. Gli dovrebbero spiegare che lo “zero virgola” sono miliardi. Quelli che il governo ha buttato con il Jobs act, regalando miliardi alle imprese per creare circa centomila posta di lavoro. Addirittura c’è chi parla di poco più di cinquantamila. Torniamo alle sceneggiate di Renzi contro l’austerità che, se ce ne fosse bisogno, mostra tutti i danni possibili. Il bello, si fa per dire, è che tutta la polemica fra i “nostri” e i Commissari si muove entro i confini dell’austerità Non è un caso che Renzi, giustamente, rivendichi il fatto che il suo governo le riforme le ha fatte, proprio nel segno dato dalle politiche Ue. È vero, basta pensare al Jobs act, alla scuola, alla pubblica amministrazione, alle deforme costituzionali, alla legge elettorale. Il lavoro è l’ultimo dei pensieri di questo governo. Ed è l’ultimo dei pensieri della Ue, tutta centrata sulle politiche finanziarie. Allora perché Renzi attacca a testa bassa, irrride, fa lo spaccane da bar dello sport, ci scusino gli sportivi quelli veri? Elementare, direbbe Sherlock Holmes. Renzi ha un problema grande come una casa: ha fatto promesse, annunciato impegni contro la povertà (una miseria a partire dal 2017), per abbassare le tasse, prima casa, decontribuzione, e così via. Ma i soldi non ci sono.

Arrivano le nuove stime sui parametri dei conti pubblici. L’Italia rischia grosso

Così bussa alle casse Ue, chiede flessibilità, a partire dagli interventi effettuati per salvare i migranti e tante altre cose. Se la Ue non sgancia perché i nostri bilanci non tornano, il debito cresce, tutti gli impegni annunciati dal governo, alcuni in vista delle elezioni amministrative, altri a più lunga scadenza, puntando alle elezioni politiche del 2017 0 2018, saltano e il giochino si smonta. Ormai anche i commentatori di bocca buona, e ce ne sono tanti che frequentano i media, non possono far finta di niente. Ce ne rimane qualcuno che si schiera dalla parte di Renzi. Tutti guardano a quanto accadrà domani, giovedì, quando saranno rese note le previsioni economiche elaborate dall’Esecutivo comunitario con le stime sui parametri-chiave dei conti pubblici. L’Italia rischia grosso. Sia per quanto riguarda le prospettive di crescita che la dinamica dei nostri conti, nei giorni scorsi arrivavano notizie sconfortanti tanto da temere l’apertura di una procedura d’infrazione.

Sul bilancio 2016 la commissione si pronuncerà a maggio. Il ministro: l’incertezza non aiuta la crescita

Forse proprio per questo il ministro Padoan intervenendo ad un convegno organizzato dall’Aspen insieme al cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, a proposito della flessibilità richiesta dal governo italiano ha sottolineato che “non vi è nulla di incompatibile con le regole e non stiamo chiedendo nulla di nuovo, come sento dire, sulla flessibilità. Per gli anni successivi il debito si riduce e quindi ci sta compatibilità assoluta con le regole di bilancio”. Ha messo le mani avanti dopo le dure dichiarazioni del tedesco Weber, del francese Moscovici, sulle “pretese” di Renzi, del ministro del governo Merkel, Schauble che aveva detto “Basta con i ricatti dell’Italia”. Padoan in particolare ha posto un problema. Come è noto, sul bilancio 2016 la Commissione si pronuncerà a maggio dopo una nuova previsione. Ciò crea molti problemi a Renzi. Le promesse restano in sospeso. “Ci auguriamo semplicemente – ha detto il ministro – che la risposta sia sciolta presto da parte della Commissione e quindi di evitare una incertezza che sicuramente non aiuta la crescita”. Ma questo doveva essere noto al governo. Più e più volte nel dibattito parlamentare era stato fatto un richiamo. Ma se il governo avesse accettato di rivedere la legge tutto il castello di carta sarebbe stato smontato.

Alcune agenzia di stampa parlano di “risposte rassicuranti”. Ma non se ne vede la ragione

Padoan insomma ,non ha ottenuto risposte rassicuranti, anche se alcune agenzie di stampa parlano di “ aperture “ da parte dello stesso Juncker. Il presidente della Commissione ,intervenendo alla Plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo-ha detto che “tutti dobbiamo rispettare i nostri impegni. Anche il governo italiano, nel frattempo, s’è detto disponibile. È un fatto positivo che riconosco”. Poi una frase che suonava ironica e che non avrà certo fatto piacere a Renzi. “Ci tengo a ringraziare gli stati membri, e soprattutto l’Italia, che hanno dato prova di solidarietà”. Una prova , si può dire obbligata, certo non spontanea. Per tutta la giornata l’inquilino pro tempore di Palazzo Chigi ha fatto arrivare dichiarazioni del tipo “ non accetto lezioncine da nessuno dei suoi amici”, riferendosi al tedesco Weber.

Juncker:”La Commissione Europea non cadrà in una politica rigida e stupida di austerità”

Juncker ha poi affermato che “la Commissione europea svolgerà il suo ruolo senza cadere in una politica rigida e stupida di austerità. La Commissione ha introdotto alcuni criteri di flessibilità al Patto di stabilità e questi sono ampiamente sufficienti per permettere agli Stati membri, anche quelli che affrontano grandi difficoltà, di presentare bilanci che rispettino tutte le esigenze”. Questa frase è apparsa ad alcuni commentatori una sorta di “apertura” in merito alla richiesta di flessibilità avanzata da Renzi. Ma proprio fonti vicine a Moscovici avevano confermato che “le decisioni saranno prese a maggio e non c’è nessuna chiusura”. Si vedrà a maggio, appunto. Niente di più. I capitoli sui quali Padoan ha confermato le richieste di flessibilità sono i costi del programma di riforme strutturali portato avanti, i contributi al piano Juncker per il rilancio degli investimenti e i costi legati all’emergenza profughi, per un totale di un punto di Pil. L’Italia chiede di attivare tre clausole di flessibilità, che le permetterebbero di alzare il deficit: una pari allo 0,5% del Pil per le riforme (8 miliardi), una dello 0,4% per gli investimenti (6,5 miliardi) e una – contestata – per lo 0,2% del Pil (3,3 miliardi) a seguito dell’emergenza dei migranti. Sulla questione profughi il governo ha fatto inserire una dichiarazione nei verbali della riunione del Coreper, l’organismo tecnico del Consiglio Ue che prepara i lavori delle riunioni ministeriali. Padoan ha parlato di “una forte aspettativa” sul riconoscimento Ue dell’intero ammontare “dei costi sostenuti fin dall’inizio della crisi in Libia”. Sempre giovedì sarà Moscovici ad affrontare la questione flessibilità in una conferenza stampa. Intanto le agenzie di stampa diffondono numeri, tabelle, indicano possibili deficit che riguardano il nostro Paese. Un ginepraio, un labirinto nel quale è difficile orientarsi. Se ne ricava solo un dato: il malato è grave. Più di quanto si vuol far credere. Molto di più.

Da jobsnews


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