ANKARA – Sono almeno 28 i morti e 61 le persone rimaste ferite nell’attentato avvenuto ieri nel cuore di Ankara.
Il governatore della città, Mehmet Kiliçlar, ha precisato che un’autobomba è esplosa al passaggio di un autobus dell’esercito nei pressi di piazza Kizilay, dove si trovano diversi ministeri, lo Stato maggiore dell’esercito e il parlamento.L’esplosione è stata tanto forte da essere sentita in gran parte della città, scatenando il panico tra gli abitanti. La polizia turca, oggi, ha identificato
l’autore dell’attentato suicida. Si tratta di un cittadino siriano entrato di recente in Turchia come profugo e ritenuto vicino alle milizie curde attive in Siria, come scrivono i media turchi. Secondo i quotidiani Yeni Safak (vicino al governo) e Sozcu (vicino all’opposizione) l’uomo che era alla guida dell’autobomba esplosa contro un convoglio militare si chiamava Salih Necar ed è morto nell’esplosione. Le autorità sarebbero riuscite a identificarlo attraverso le impronte digitali, registrate al momento del suo ingresso in Turchia. Secondo la polizia turca, l’uomo sarebbe vicino alle Unità di protezione del popolo (YPG), le milizie del Partito dell’Unione democratica (PYD), principale partito curdo siriano, considerato un’organizzazione “terroristica” da Ankara.
La reazione turca
L’aviazione turca ha replicato all’attentato conducendo una serie di raid contro le basi dei ribelli del Pkk. Secondo il comando militare, i bombardamenti hanno preso di mira 60/70 combattenti del Pkk, tra cui anche ufficiali, nella zona di Haftanin, vicino al confine con la Siria, una delle piu’ importanti basi dei ribelli curdi sulle montagne del nord dell’Iraq.
Stando alle fonti militari i jet turchi hanno compiuto raid aerei su vasta scala contro postazioni del Pkk curdo nelle montagne del nord Iraq. I raid sono stati confermati dal premier turco Ahmet Davutoglu, che ha parlato di circa “70 obiettivi colpiti” nel corso di bombardamenti iniziati intorno alle 21:30 locali di ieri, circa 3 ore dopo l’attentato di Ankara.