Le onde gravitazionali ipotizzate da Albert Einstein esattamente 100 anni fa, nel 1916, sono state confermate dalla scienza contemporanea: lo studio statunitense e italiano è ora una realtà e, probabilmente, una scoperta da premio Nobel. L’osservatorio Ligo, strumento posto al nord e al sud degli Stati Uniti a oltre 3000 chilometri di distanza, ha individuato alcuni mesi le onde gravitazionali provenienti dallo scontro fra due buchi neri avvenuta circa un miliardo di anni fa. Si apre un nuovo capitolo della fisica e dell’astronomia, le cui intuizioni sono tutte contenute nella teoria della relatività. Forse la soddisfazione più grande è sentire di appartenere ad una umanità che ha generato una mente geniale come quella. Ma non è soltanto questo. Anzitutto ci sono – e non è certo la prima volta – molte componenti italiane in questa scoperta. Posso testimoniare che a Pisa ci si lavorava fin dagli anni ’80. E all’università di Firenze seguivamo con attenzione. Quel gruppo di ricerca ha operato in collaborazione con gli statunitensi. E infatti è a Pisa lo strumento analogo a Ligo, cioè il Virgo, costruito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e che ha osservato, in settembre, l’evento da cui deriva la conferma dell’intuizione di Einstein.
Ora si apre un nuovo capitolo e possono arrivare altri risultati molto importanti, dato che la base di misura si moltiplicherà con nuovi strumenti gemelli degli interferometri americani, a partire proprio dall’italo francese Virgo. In queste settimane Virgo purtroppo è in manutenzione e riaprirà in settembre, potenziato così come è successo ai fortunati americani, ma ne sono previsti altri nel mondo.
Da oggi in pratica si parlerà di astrofisica gravitazionale e nei prossimi anni molte conoscenze dell’universo apparentemente consolidate potrebbero cambiare sulla base di queste nuove osservazioni. Molti paragonano la scoperta attuale a quella del cannocchiale di Galileo e in effetti è così. Come sempre ci si domanda quali siano le ricadute pratiche di queste scoperte, come è avvenuto per il bosone di Higgs. E qui c’è bisogno di una riflessione: è logico che una notizia giornalistica debba basarsi sulla classica domanda “a che serve?”, ma la conoscenza non può procedere dandosi questi obiettivi a breve. La scienza e la conoscenza esplorano, e dalle scoperte, nel corso dei secoli, sono derivate praticamente tutte le tecnologie c he oggi scandiscono la nostra vita.
Le onde gravitazionali passano senza problemi attraverso ogni corpo solido, sono i perfetti messaggeri di informazione. Sono una sorta di increspatura dell’universo che può farci capire in modo diverso il rapporto spazio-tempo. Queste informazioni, fra anni, forse decenni, produrranno effetti anche pratici sulla nostra vita. Ma prima bisogna studiare, in questo caso ciò che di più importante dobbiamo ancora imparare a conoscere, proprio l’universo. Del resto anche quando furono scoperti gli elettroni si pensava che non servissero a nulla…