80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

L’incontro Renzi-Juncker e i punti deboli dell’Italia

0 0

L’incontro tra il presidente del Consiglio Renzi e il presidente della Commissione economica europea ieri a Roma, il lussemburghese Jean -Claude Juncker è chiaro e mette sotto accusa, senza esitazioni, la politica economica finanziaria attuata dal ministro italiano Pier Carlo Padoan del nostro attuale governo: “Data la sua centralità, l’Italia è fonte di possibilità di ricadute sugli altri Stati membri, mentre la ripresa risente a sua volta delle condizioni esterne…”

La ripresa modesta e le condizioni strutturali del Paese influiscono negativamente sulla ripresa e sul potenziale di crescita dell’Europa.  Le dimensioni e le fitte connessioni e finanziarie che caratterizzano l’economia italiana – si osserva nel documento europeo- implicano che il suo stato può avere conseguenze di rilievo per le altre economie dell’Unione Europea. Padoan, come si poteva immaginare, non è d’accordo.  E afferma:”Oggi l’Italia grazie alle nostre politiche economiche è diventato un paese più forte e il rischio che le sue debolezze possano ripercuotersi sulla zona euro  è sicuramente più contenuto di quanto fosse prima dell’avvio del ciclo riformatore.  La UE, dicono fonti vicine al ministro, trascura i problemi del Fisco: la cancellazione della componente lavoro dal calcolo dell’IRAP e la riforma in corso dell’amministrazione pubblica fiscale sta  favorendo un miglior livello di adempimento spontaneo. “L’Unione Europea critica l’abolizione dell’IMU “che non è in linea – spiega il rapporto – con le reiterate raccomandazioni del Consiglio europeo di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e ai beni immobili. E non è stato dato seguito ad elementi fondamentali delle raccomandazioni specifiche per paese, quali la revisione dei valori catastali e delle agevolazioni fiscali.”

Nel complesso l’Italia ha compiuto qualche progresso (sul mercato del lavoro, sull’istruzione e sulle banche) ma in alcuni settori fondamentali c’è margine per ulteriori, necessari interventi. Inoltre “la fuga di cervelli può compromettere una perdita netta di capitale umano altamente qualificato a danno della competitività del l’Italia. E a medio e lungo termine può compromettere le prospettive di crescita economica dell’Italia e anche le sue finanze pubbliche.”

Insomma, la crisi non è alle spalle e ci vuole uno sforzo degli italiani e del governo attuale per poterne uscire in maniera rapida ed efficace.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.