Dico subito. Quando ho letto i resoconti sull’intervento nel corso di una udienza a Roma dell’avv. Giosuè Naso, e , sopratutto, ho ascoltato quelle parole, così che non potessi sentirmi dire di non aver ascoltato, ho pensato a quei fotogrammi cinematografici che sono tra i migliori di quelli che scolpiscono la professione giornalistica. Ho pensato, e vi confesso ho voluto rivedere, Humprey Bogart in “L’ultima minaccia”, con l’attore attaccato a quella cornetta a far sentire il rumore della rotativa al minaccioso interlocutore che prometteva il peggio se avesse stampato quella notizia. “E’ la stampa bellezza” la risposta di Bogart a quello che gli chiedeva cos’era quel frastuono, “è la stampa bellezza…e tu non ci puoi far niente!”.
Pensavo francamente che dinanzi all’alzata di toni, anche da parte di autorevoli esponenti del foro contro l’avv. Naso, presto avrei dovuto riporre da parte quei fotogrammi. L’attacco dell’avv. Naso al collega Lirio Abbate aveva ricevuto le reazioni che meritava, da Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, sino agli avvocati Luca Petrucci e Mauro Vaglio, presidente del foro di Roma che ha anche anticipato la possibilità di azione disciplinare per l’avv. Naso. E invece è accaduto che ho dovuto riascoltare le parole di Bogart che adesso diventano la più adeguata risposta agli avvocati della Camera Penale di Trapani che si sono presi la briga di fare arrivare a Roma, dalla lontana Trapani, quella solidarietà che l’avv. Naso a stento era riuscito a raccogliere dopo avere anche storpiato a mo di offesa il nome di Lirio. E dunque al presidente della Camera Penale di Trapani, avvocato Vito Galluffo, che ha firmato quel documento mandato al ministro Orlando e quasi all’intero mondo giudiziario, rispondiamo con le parole di Bogart, “è la stampa bellezza”. Non posso però non chiedermi come mai da Trapani, e non da Roma, Milano, Napoli, Avellino, Genova, Torino, è giunta questa risentita indignazione nei confronti di Lirio Abbate e anche del collega Ciccio La Licata, reo questi di aver ricordato una strategia dilatoria messa in atto dagli avvocati dei mafiosi alla sbarra nel cosidetto maxi processo di Palermo. La risposta che mi sono dato è quella che probabilmente la Camera Penale di Trapani ha voluto fare uso di un antico esercizio, “parlo a te suocera perchè nuora intenda”.
Da questo sito, da quello di Libera Informazione, da altri siti d’informazione in questi mesi abbiamo letto di come spesso l’informazione a Trapani è finita sul banco degli imputati. Lo ha anche ricordato il sindacato trapanese dei giornalisti che ha stigmatizzato l’azione condotta contro i giornalisti anche da esponenti dell’avvocatura. La risposta, una volta che mi sono chiarito le idee non cambia, “è la stampa bellezza”. E’ la stampa che continuerà a raccontare ciò che accade a Trapani come a Roma, che non nasconderà nulla, che non metterà la polvere sotto i tappeti per far vedere che tutto è pulito e trasparente e che certi magistrati o giudici sono degli inventori o degli immaginari quando sostengono che è a Trapani che rimane solo parzialmente scalfito lo zoccolo duro della nuova mafia, quella fatta da colletti bianchi, massoni, esponenti delle istituzioni che stanno dalla parte sbagliata. Che poi si tratta della stessa mafia che qui a Trapani c’è sempre stata, la mafia borghese che nei salotti concordava con i mafiosi che portavano la coppola e la lupara, delitti eccellenti, del giudice Ciaccio Montalto, del giornalista Mauro Rostagno. E’ la stessa stampa che però non ha mai confuso l’attività legale con altro, qualche avvocato ogni tanto è scivolato su questa buccia di banana ma non se ne è mai fatto un dramma e non si sono mai costruiti castelli in aria. Ora per questo, sentir dare solidarietà ad un avvocato che fa castelli in aria e ipotizza complotti contro il migliore giornalismo d’informazione è qualcosa che infastidisce. E sommessamente si risponde ancora una volta, “è la stampa bellezza”!
Non potrà mai essere lecito adombrare il sospetto di una congiura ordita da un procuratore e un giornalista, mai potrà essere lecito attaccare il diritto-dovere dell’informazione, bene ha fatto l’associazione Ossigeno per l’informazione ad intervenire, pronte le parole del presidente Giulietti. Purtroppo non è la prima volta che il lavoro di un giornalista venga indicato agli imputati come la causa dei lor mali, è già successo, è accaduto anche a Trapani, durante il processo per il delitto di Mauro Rostagno. Ma anche in questo caso non c’è stata adeguata cassa di risonanza, come un po’ è anche accaduto per Lirio Abbate, la notizia è presto svanita. Per fortuna i penalisti trapanesi danno occasione per tornare a parlarne. Non c’è nessuna campagna di stampa ordita contro gli avvocati, c’è un attacco che da decenni viene condotta semmai contro l’informazione, ma resistiamo…”è la stampa bellezza”. Ed è anche l’Articolo 21 per fortuna!