Muhammed al-Qiq, 33 anni, giornalista palestinese in sciopero della fame dal 25 novembre, rischia di morire da un giorno all’altro. “Prossimo alla morte”: così ha dichiarato un medico indipendente che, su incarico di Medici per i diritti umani – Israele, ha visitato al-Qiq il 4 febbraio, nell’ospedale HaEmek, nella città israeliana di Afula. Al-Qiq ha chiesto di non essere alimentato a forza, almeno fino a quando resterà cosciente. I medici che lo stanno monitorando stanno rispettando la sua volontà e per due volte hanno disatteso la richiesta del comitato etico dell’ospedale, che invece aveva raccomandato l’alimentazione forzata.
Corrispondente per la rete televisiva saudita al-Majid, al-Qiq è stato arrestato il 21 novembre nella sua abitazione di Ramallah. Secondo lo Shin Bet, il servizio segreto israeliano, al-Qiq costituisce una minaccia alla sicurezza, in quanto militante di Hamas coinvolto in “atti di terrorismo”. Dopo l’arresto, al-Qiq è stato posto in stato di “detenzione amministrativa”, ossia senza accusa né processo: una prassi arbitraria e illegale, rinnovabile di sei mesi in sei mesi, che non consente al detenuto di sapere di cosa è accusato, di potersi difendere e di sapere quando verrà condotto di fronte a un giudice o rilasciato.
Il 4 febbraio l’Alta corte israeliana, senza entrare nel merito dei motivi del provvedimento, ha deciso di “sospendere” l’ordinanza di detenzione di al-Qiq, a causa del progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute. L’unica occasione in cui l’Alta corte ha invece annullato un’ordinanza del genere risale addirittura al 1990. Non è chiaro se la decisione dell’Alta corte avrà effetti concreti. Secondo il quotidiano israeliano “Haaretz”, essa prevede che al-Qiq debba rimanere ricoverato ad Afula e debba chiedere il permesso alle autorità israeliane nel caso volesse ricevere cure mediche in un altro ospedale.
L’avvocato di al-Qiq ha fatto sapere che la decisione dell’Alta corte dispone che, in caso di miglioramento delle condizioni di salute, la sospensione verrà annullata. Sempre secondo l’avvocato, le autorità israeliane avrebbero garantito ad al-Qiq il suo rilascio il 1° maggio se avesse terminato lo sciopero della fame. Una proposta bizzarra: se oggi al-Qiq è considerato una minaccia alla sicurezza, perché non dovrebbe più esserlo dal 1° maggio?
In ogni caso, la risposta di al-Qiq è stata negativa: continuerà lo sciopero della fame fino a quando sarà libero o morirà.