Ambasciatore Amr Helmy,
(email: ambegitto@yahoo.com)
le comunico la profonda indignazione dei cittadini italiani, per la barbara uccisione di Giulio Regeri e per il clima di omertà che ancora avvolge questo atroce assassinio. Sembra impossibile che tra due paesi con relazioni stabili come l’Egitto e l’Italia si sia potuto verificare un trauma come l’uccisione di Giulio Regeni, Un giovane ricercatore italiano, affidato all’ospitalità del suo Paese, ucciso perché voleva studiare il difficile percorso di libertà che il popolo egiziano ha intrapreso da Piazza Tahri. Una “primavera” diventata sempre più fredda, prima con la radicalità dei Fratelli mussulmani, poi con l’autoritarismo del Governo di Al Sisi.
Ambasciatore Amr Helmy,
di fronte all’immenso dolore di questo assassinio, chiediamo al suo Governo di risparmiarci almeno la farsa delle versioni ufficiali false, così come la ricerca di colpevoli tra delinquenti comuni appositamente “fermati per gravi sospetti”. La verità dell’assassinio di Giulio Regeri è scritta sul suo corpo: martoriato da ustioni di sigarette, da numerose torture da lama e dallo sfondamento del cranio provocato dal colpo di grazia dopo una lunga agonia. Un’esecuzione tipica delle dittature, come purtroppo sta diventando l’Egitto.
Ambasciatore Amr Helmy,
quanti sono i dissidenti spariti? Quanti quelli imprigionati senza processo? Quelli già uccisi e nascosti in fosse comuni?
Non ci risponda. Ma rifletta su un punto: le dittature annegano sempre nel sangue che spargono.