BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Giulio, Valeria e la meglio gioventù

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Giulio Regeni come Valeria Solesin, come la gioventù che nel Nord Africa ha rovesciato tiranni che regnavano indisturbati da oltre trent’anni, come i ragazzi che spingono Corbyn in Gran Bretagna e Sanders negli Stati Uniti, ossia nei santuari mondiali del liberismo, come i giovani italiani che si impegnano nell’ANPI, nelle associazioni di volontariato, nel referendum in difesa della Costituzione e nella battaglia per i diritti sociali e civili degli ultimi, dei discriminati e degli esclusi.
Giulio Regeni come uno di noi: un amico, un coetaneo, un fratello, un simbolo, un punto di riferimento.

Giulio e i suoi sogni, Giulio e le sue speranze, Giulio e i suoi articoli, le sue denunce, i suoi studi e il suo grido inascoltato.
Giulio e la sua drammatica solitudine, in un mondo nel quale sembra che contino unicamente gli affari, spesso loschi, per i quali si arriva anche a uccidere, a stringere mani lorde di sangue, a stipulare accordi con personaggi spregevoli e a chiudere gli occhi, il cuore e la mente dinanzi a ingiustizie che gridano dal baratro dell’oppressione e chiedono disperatamente aiuto.
Giulio, come lo ha definito giustamente “il manifesto”, era un testimone: un ragazzo che aveva scelto di impegnarsi in prima persona, di battersi al servizio delle periferie dimenticare del pianeta, di raccontare la repressione che sta andando in scena in un Paese sconvolto da una dittatura militare ancora più feroce e repressiva della precedente, che non si è fermato davanti ai racconti ufficiali e alle veline del potere, che ha cercato di capire e ha pagato con la vota il prezzo del proprio coraggio.

Giulio, martire contemporaneo di una guerra sporca nella quale a morire, ad ogni latitudine, sono sempre gli stessi: giornalisti, scrittori, poeti, intellettuali, sindacalisti; figure sgradite a qualunque potere, in particolare a chi ne ha una concezione tirannica, per la loro costante azione di denuncia, per il loro tentativo di costruire un’alternativa, per la loro capacità di indicare una strada diversa e pulita, per la loro indignazione coinvolgente e in grado di aggregare le energie e le risorse migliori presenti nella società, per la loro abilità nel trasformare spesso le minoranze isolate in una maggioranza coesa e desiderosa di sostituire quel potere con un’altra concezione del modo di governare.
Giulio e la sua vita infranta troppo presto, i suoi trent’anni mai festeggiati, il suo avvenire tradito, il suo sentiero interrotto, le sue battaglie che andranno avanti e cammineranno sulle nostre gambe di ingenui, di illusi, di sognatori mai arresi, di vincitori di domani, di persone che non si rassegnano alla barbarie di un’epoca e di un mondo senza pietà, senza poesia, spesso senza dignità.
Giulio, nella speranza che emerga la verità, che il governo italiano anteponga la sete di giustizia di una famiglia e di un’intera comunità sconvolta dal dolore a quella fetida ragion di Stato che molte volte ha portato a insabbiare e nascondere per anni i retroscena indicibili di vicende dai contorni tragici, con l’auspicio che il presidente Mattarella costituisca, in onore alla sua storia, al suo prestigio e al suo valore umano, quel baluardo della democrazia di cui abbiamo bisogno al cospetto di tanta, ignobile barbarie.

Giuilio, che da oggi ha di nuovo una firma e un volto, con la certezza che non ti dimenticheremo, che non smetteremo di raccontare quanto sta avvenendo in Egitto, che non smetteremo di lottare al fianco di un popolo in cerca di riscatto e di libertà, che non smetteremo di chiedere che cessino certe pratiche videliane e che la comunità internazionale si impegni attivamente per pretendere il rispetto dei diritti umani.
Giulio, perché ovunque c’è un diritto violato, un cronista minacciato, una minoranza oppressa, un avvenire calpestato o una voce spenta con la violenza ed il cinismo, lì devono arrivare i nostri riflettori, lì devono cominciare a scrivere le nostre tastiere, lì dobbiamo piantare la nostra bandiera costituzionale e ricordarci le ragioni per cui siamo nati e continuiamo ad esistere.


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