BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Giulio Regeni era una spia?

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Da qualche giorno l’ipotesi circola nelle redazioni, finisce negli articoli, viene ripresa da radio e tv, alimenta il dibattito, risuona nelle case degli italiani. Le smentite, immediate e puntuali, arrivano con lentezza, quasi non fossero gradite.
Giulio Regeni, durante il suo soggiorno londinese, aveva collaborato e scritto qualche pezzo anche per un’agenzia fondata da un’ex dirigente della Casa Bianca, coinvolto nello scandalo Watergate; agenzia alla quale collaboravano con studi, ricerche ed inchieste, diversi docenti dell’Università di Oxford. Sono stati proprio loro a demolire la calunnia, diffusa ad arte, per infangare Regeni e per spostare altrove la rabbia e l’indignazione.

Sin dal primo momento le autorità egiziane hanno diffuso ipotesi contrastanti e contraddittore. Prima ci hanno raccontato che sarebbe stato sequestrato da una banda di malfattori, poi abbiamo dovuto ascoltare la versione relativa ai servizi deviati, poi quella sui “nemici” di Al Sisi che lo vogliono delegittimare agli occhi dell’Europa, poi sono spariti i filmati che avrebbero potuto documentare modi e tempi dell’aggressione, infine siamo approdati allo spionaggio.

Il teorema, in questo caso, troverebbe soluzione nel fatto che Giulio, essendo una spia, avrebbe destato l’interesse degli apparatii di sicurezza, insospettiti dalla intraprendenza del giovane italiano.

Prendendo per buona, anche per un solo istante, questa ” Bufala”, sarebbe stato in questo caso lecito prendere e torturare un ragazzo sino a condurlo alla morte?
La tecnica del depistaggio, della menzogna, del fango risponde in realtà ad un’altra esigenza ed è quella di confondere le acque, di attenuare l’indignazione, di rafforzare quell’italico ” Se l’è andata a cercare” che dovrebbe indurre a sopire, a troncare, a non mettere in discussione i rapporti tra Italia ed Egitto, ed i lucrosi affari in atto e in arrivo.

La macchina del fango e del denaro ha l’obiettivo di archiviare la memoria di Giulio Regeni e dei tanti Giulio restati in Egitto: scrittori, giornalisti, studenti, insegnanti già sequestrati, spariti nel nulla o rinchiusi nelle carceri, in attesa di un processo che non arriverà mai. Nessuna ragione di Stato, nessun criterio di opportunità politica dovrà condizionare la ricerca della verità e della giustizia,  non solo per Giulio, ma anche per coloro che non conosciamo e che, magari, hanno un altro colore della pelle e pregano un altro Dio.

Per quanto ci riguarda, sino alla fine, cercheremo di “illuminare” a giorno la storia di Giulio Regeni e dei suoi fratelli e sorelle egiziane.


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