Un libro ironico, intelligente e ben scritto per parlare della storia del calcio femminile ieri come allora luogo simbolo di profondi pregiudizi di genere.
Verrà presentato mercoledì 24 febbraio alle 15 in sala Aldo Moro a Palazzo Montecitorio il libro “Giocare con le tette” curato dall’allenatrice di calcio femminile Milena Bertolini.
Una conferenza voluta dalle componenti deputate della nazionale di calcio per parlare del testo edito da Aliberti per la fondazione dello sport del Comune di Reggio Emilia. Cento pagine scritte da un autore/autrice anonimo per raccontare la storia del calcio femminile in Italia paese nel quale massimi esponenti del calcio nazionale hanno anche definito “quattro lesbiche” le stesse rappresentanti del movimento calcistico femminile.
“I vertici dirigenziali del calcio italiano vanno rinfrescati con persone nuove e dotate di entusiasmo, quello che non manca alle calciatrici italiane. Sono ancora poche rispetto ad altri paesi e la loro attività non è certamente agevolata ma sono sicuro che riusciranno ad affermarsi perché sono brave e caparbie”. È uno dei passaggi dell’intervista in esclusiva di Carlo Ancelotti raccolta e curata dalla giornalista Elisabetta Reguitti: testo che è diventato la post prefazione della pubblicazione i cui proventi della vendita verranno utilizzati per promuovere un progetto di diffusione della cultura del calcio nelle scuole italiane. “Emerge ancora un forte pregiudizio nel calcio femminile, legato al fisico, al corpo – commenta la mister Milena Bertolini presidente della fondazione -. All’estero il calcio femminile è un movimento di massa, ma in Italia siamo indietro decenni. “Il calcio non è sport per signorine”, diceva il famoso mediano, Guido Ara, nel 1909, ma oggi, passati cent’anni, non sembra sia cambiato molto” conclude.
Discriminazione di genere, argomento trattato dallo scrittore Antonio Padellaro a cui è stata affidata la prefazione di “Giocare con le tette” e in cui il direttore scrive: “Le donne devono faticare il doppio degli uomini per raggiungere gli stessi traguardi. Superando anche il dislivello fisico. Sono più deboli ma possono diventare più forti. sarà così anche per il calcio femminile. È solo questione di tempo”.