Quasi mezzo milione di bambini è a rischio malnutrizione acuta
La comunità internazionale ha solo tre settimane di tempo per fornire 245 milioni di dollari in aiuti alimentari necessari a scongiurare un’escalation potenzialmente catastrofica dei casi di malnutrizione acuta grave nelle aree colpite da siccità in Etiopia, dove alla fine di aprile inizierà una vera e propria ‘stagione della fame’. “Abbiamo solo fino alla fine di febbraio per far sì che la comunità internazionale destini più fondi e li eroghi concretamente per gli aiuti alimentari di cui c’è assoluto bisogno. Per acquistare e trasportare il cibo in Etiopia attraverso il Gibuti ci vogliono fino a 120 giorni; dobbiamo agire subito, altrimenti i bambini e le famiglie con un disperato bisogno di assistenza potrebbero non ricevere il cibo indispensabile,” dichiara John Graham, Direttore di Save the Children Etiopia.
“La situazione attuale ci preoccupa oltre ogni limite. Se questi fondi d’emergenza non arrivano in tempo, si verificherà senza dubbio un’interruzione critica nella catena di aiuti alimentari proprio durante la principale ‘stagione della fame’, che ha il suo picco ad agosto.” Mentre l’Etiopia continua a subire l’impatto devastante della peggiore siccità degli ultimi 50 anni, che ha già lasciato 10,2 milioni di persone nell’urgente bisogno di assistenza alimentare d’emergenza, tra cui sei milioni di bambini, la ristretta finestra di opportunità che la comunità internazionale ha a disposizione per agire si sta chiudendo rapidamente.
Quest’anno, oltre 400.000 bambini avranno bisogno urgente di alimentazione integrativa per malnutrizione acuta grave, una condizione che può portare ad arresto della crescita e ritardi nello sviluppo mentale, mentre 1,7 milioni di bambini e donne in gravidanza e allattamento che soffre di malnutrizione acuta moderata corre il rischio concreto di precipitare ancora di più in questa crisi se il flusso di aiuti alimentari verrà interrotto. “Nel 2016, quando ci sarebbero tutti i mezzi per evitare un disastro umanitario di vasta scala, è assolutamente imperdonabile che la comunità internazionale non agisca prontamente: tutti abbiamo detto ‘mai più’ dopo la tragedia del 1984 in questo paese e lo abbiamo ripetuto dopo la carestia in Somalia del 2011, quindi adesso è il momento cruciale per intervenire prima che sia troppo tardi.”
Nonostante i campanelli di allerta precoce abbiano suonato all’impazzata per mesi, l’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon non è stato finora accolto con sufficiente prontezza. Il Governo etiope e le Nazioni Unite hanno richiesto congiuntamente 1,4 miliardi di dollari per combattere l’impatto della siccità, ma sono stati reperiti finora solo meno della metà dei fondi richiesti.
“Il Governo etiope ha sostenuto finora la maggior parte del carico finanziario per far fronte alla crisi, ma se non riceverà aiuti immediati dalla comunità internazionale sarà costretto a drenare fondi da altri programmi critici, come quelli per la salute materno-infantile e per l’educazione, al fine di poter acquistare aiuti alimentari salvavita,” ha sottolineato Graham. Il susseguirsi di varie stagioni di piogge mancate, causato da El Niño, ha avuto un impatto devastante sulla produzione alimentare e sui mezzi di sostentamento in vaste zone del Paese: interi raccolti persi, morie di bestiame e gravi carenze d’acqua che hanno lasciato 5,8 milioni di persone senza accesso all’acqua potabile.
“L’accesso all’acqua potabile e a condizioni igieniche adeguate nei centri di stabilizzazione dove vengono assistiti i bambini affetti da malnutrizione è essenziale, ma anche che i bambini abbiano acqua a sufficienza e cibo nutriente una volta rientrati a casa, per evitare il ripetersi dei cicli di ricovero che mettono in difficoltà le cliniche nelle aree rurali, già sovraccariche di richieste,” afferma Graham.
In molte aree colpite dalla siccità, dove i pozzi, le sorgenti e i fiumi sono completamente secchi, c’è stato un forte aumento delle malattie croniche della pelle, come la scabbia, e un peggioramento generale della salute delle persone, soprattutto dei bambini, dovuto alla crescente disidratazione, che rende vulnerabili alle malattie trasmissibili.
“Le famiglie non dovrebbero essere messe di fronte all’ardua scelta di dover decidere per cosa utilizzare la poca preziosa acqua a disposizione, se per bere e cucinare, oppure per lavare i propri bambini ed evitare il contagio delle malattie,” ha aggiunto Graham. “La situazione è ai livelli più gravi che io abbia mai visto negli ultimi 19 anni qui in Etiopia e abbiamo una finestra di tempo molto limitata per far sì che la comunità internazionale intervenga per farla cessare”.
Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti– è presente in modo stabile in Etiopia dal 1965 e opera in oltre 60 distretti tra quelli colpiti dalla siccità, distribuendo acqua, cibo e medicine e supportando le famiglie senza reddito, con la priorità immediata di intensificare gli aiuti alimentari, il trattamento della malnutrizione infantile, il trasporto dell’acqua potabile, il salvataggio, ove possibile, del bestiame, e il sostegno alle famiglie perché possano mandare i figli a scuola nonostante la crisi. L’Organizzazione, in prima linea nella risposta all’emergenza coordinata dal Governo, ha già raggiunto con gli aiuti oltre 2,1 milioni di persone colpite dalla siccità e ha lanciato una strategia di risposta alla crisi per la quale sono necessari 100 milioni di dollari per anno.