Renzi non vuole accorpare le elezioni amministrative con il referendum per eliminare i permessi di trivellazione già concessi. Il motivo è chiaro: un “election day” farebbe aumentare la partecipazione al referendum, aumentando notevolmente la possibilità di raggiungimento del quorum di validità e verosimilmente della vittoria dei “No Triv”.
Contro la decisione governativa di tenere le due date separate, molti hanno invocato lo spreco notevole di fondi, circa 300 milioni, non pochi in un momento di ristrettezze nel bilancio nazionale. L’argomento – tra l’altro sostenuto pochi anni fa dal Ministro Franceschini, che ora non sa che pesci prendere – è indubbiamente valido, ma non il più importante.
Infatti, con l’ostruzionismo della doppia data si contraddicono dei principi cardine della Costituzione. Ovvero che la sovranità appartiene al popolo (art. 1) e che Stato favorisce l’autonoma iniziativa dei cittadini, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà (art. 118).
Sul primo punto, è agevole affermare che la democrazia diretta del referendum è la forma più esplicita di sovranità popolare e va quindi rispettata nel suo effettivo esercizio, non solo formalmente. Ma ancor più cogente è il principio di sussidiarietà – in questo caso normativa – che svolge l’istituto referendario, avendo i requisiti di autonoma iniziativa dei cittadini e di interesse generale. E qui, la Costituzione impone allo Stato di “favorire”, non di ostacolare. Perché la sussidiarietà non significa sostituire i titolari di pubbliche funzioni, ma collaborare dal basso nel realizzarne meglio gli scopi. Nella fattispecie, i cittadini non si vogliono sostituire al Parlamento che fa le leggi, ma intervengono in una funzione di “correzione sussidiaria”, perché avvertono che l’interesse generale viene subordinato ad interessi privati.
L’election day, quindi, non è una concessione da chiedere col cappello in mano, ma la legittima rivendicazione di diritti sanciti dalla Costituzione. Voluta per evitare che la concentrazione dei poteri si saldasse con la concentrazione degli interessi. Per ridurre i cittadini a sudditi sottomessi al volere di un unico uomo al comando e di pochi ricchi suoi amici. Il progetto latente e infestante di fascismo finanziario già in atto, che ora ha di fronte l’ultimo baluardo da demolire: la Costituzione.
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