Il concorso fotografico più prestigioso World Press Photo ha consegnato il primo (meritatissimo) premio a W. Richardson. Lo scatto ritrae un uomo senza rifugio (ma chiamato rifugiato) che in una notte agostana 2015 illuminata solo dalla luna, porge, consegna, affida ad altre mani, attraverso il confine spinato tra Serbia e Ungheria, un esserino poco più che neonato perché spera venga accolto e dunque sottratto alla morte. Di lui sapremo più nulla.
La filmografia da giorno per la memoria ogni anno manda (anche) in onda neonati fatti scivolare sui binari per il buco di scolo liquami dei vagoni bestiame da genitori destinati su quei treni ai campi di sterminio ché speravano venissero raccolti e dunque sottratti dal scivolare con altri 100 per un camino. Di loro sapemmo più nulla. Non amo che le rose che non colsi.
Ma vogliamo mettere il progresso oggi raggiunto dall’epoca dei deportati nei campi nazifascisti?
Oggi possiamo cogliere quell’attimo nel vero, nel vivo, in diretta e perfino premiarlo.
Non amo che le cose che potevano essere e non sono state…