Arriva Sanders e dice agli americani: ehi voi, le chiacchiere stanno a zero. C’è una battaglia in corso tra l’ 1% di ricchi e il 99% di poveri. Tra diritti e privilegi, tra diseguaglianza e giustizia sociale. Tu da che parte stai? Col miliardario o con noi? Parole chiare, concetti asciutti, che vanno dritti al punto centrale della contesa: lo strapotere della finanza che si sta mangiando la sovranità della cittadinanza. Tutto il contrario di Hillary, che non vuole correre il rischio della chiarezza e propone la ricetta ibrida di chi vuol tenere tutto insieme, rinunciando ad un’identità, per aprirsi più possibilità. Soprattutto tra le lobby finanziarie che le hanno rovesciato addosso un gavettone di dollari per la sua campagna elettorale.
Ma la gente inizia a preferire la chiarezza del vecchio Sanders, ai convenevoli di Hillary. Perché i diritti politici mai come di questi tempi sono esposti all’espansionismo finanziario. Ora il pericolo si vede ad occhio nudo. Non serve il cannocchiale di chi da anni segnalava squali all’orizzonte, mentre tutti sguazzavano nella bolla del benessere tossico del debito pubblico e privato.
Anche noi, in Italia, avremmo bisogno di un Sanders.
Che svegliasse dal torpore renziano la sinistra o quel che ne rimane. Che facesse capire ai cittadini che devono riprendersi la politica se vogliono le tutele. E non lasciarla agli uomini-rolex, né a quelli che s’ingozzano di stipendi favolosi, depredando i risparmi di ignari pensionati. Che dicesse che i soldi ci sono per creare lavoro per i giovani che vanno all’estero, se solo si asciugano le evasioni fiscali e si tassano le speculazioni finanziarie, di chi ha succhiato ricchezza all’economia reale con le “bolle” e poi gettato la povertà della crisi sugli altri con le balle.
Che dicesse: ehi voi, le chiacchiere stanno a zero. Diamoci da fare. Usciamo di casa.
Perché la democrazia è sempre una conquista in piazza, mai un recapito a domicilio.
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