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Villa Briano, il regno di Caputo e i Casalesi

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Ricordo che, quando l’inchiesta giudiziaria di Milano nel ’92 esplose  per la prima volta come un bomba sulla scena italiana, molti dicevano che era tutta una montatura e che presto, prestissimo si sarebbe scoperto che non era vero niente. Ma ricordo anche che – dopo qualche settimana – nessuno tentò di accreditare una tale, minimalista versione dei fatti e in poche settimane emersero con una incredibile facilità le grandi quantità di denaro che alcuni uomini dei partiti e delle forze politiche che governavano la capitale lombarda, e magari attraverso di essa, l’intero Paese ricevevano e, a loro volta, distribuivano in altri interminabili rivoli che non si esaurivano mai.

Ora sembra esserci il rischio (ma si tratta davvero di un rischio od occorre usare un altro vocabolo più adeguato alla bisogna?) che da un episodio almeno in apparenza poco significativo trattandosi di una cittadina minuscola come è quella di Quarto nella provincia di Caserta in Campania, vicino certo al clan dei Casalesi, la più agguerrita roccaforte della camorra campana ma una realtà infinitamente più piccola e poco rilevante rispetto a Milano ma anche a molte città di piccola e media grandezza sparse nella pianura padana.

E  l’ultima novità, maturata nelle ultime ore, riguarda un uomo politico come Nicola Caputo, europarlamentare del Partito democratico, eletto a Strasburgo nel parlamento europeo  con 85. 897 voti dopo quasi due legislature nel consiglio regionale campano.  Il paese al centro della storia di Caputo si chiama Villa di Briano ed è uno dei principali serbatoi di preferenze raccolte in passato anche grazie a sfarzose feste elettorali  svolte tra show-girl in minigonna, alcool a fiumi e la faccia del candidato stampata sui tovaglioli. La descrizione di quel banchetto del 2010 con 1800 invitati è stata descritta da un imprenditore vicino ai clan ed è finita poco dopo nell’inchiesta della Distrettuale Antimafia di Napoli, diretta dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli con i pubblici ministeri Cesare Sirignano e Catello Maresca, (scontratosi oggi con Libera e Don Ciotti ), che ha iscritto nel registro degli indagati l’europarlamentare Nicola Caputo. Secondo le indagini del carabinieri del Comando provinciale di Caserta  agli ordini del colonnello Giancarlo Scafuri erano di fatto nelle mani della fazione del clan dei Casalesi guidata dal boss Antonio Iovine detto o’ Ninno. E il sindaco del PD Dionigi Magliulo, già imputato di corruzione elettorale e depennato all’ultimo momento dalle liste a sostegno del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, rivelava a sua volta  di essere solo uno strumento nelle mani del fratello Nicola Magliulo, funzionario dell’ufficio tecnico comunale ,il “vero sindaco” secondo la Procura antimafia di Caserta. Nicola Magliulo è stato arrestato nel luglio 2015 con le accuse di associazione camorristica per “essersi messo a disposizione di Iovine” accelerando i pagamenti alle ditte vicino ai clan e fornendo notizie riservate su gare e appalti agli emissari del boss Benito Lanza, Antonio Cerullo e Nicola Coppola.

Sono state le intercettazioni ambientali a mettere nei guai l’europarlamentare casertano. Il 21 maggio 2010  una cimice piazzata in una Peugeot 307  registra una conversazione tra Lanza e Cerullo (due luogotenenti di Iovine) in cui  si accenna a un patto politico e affari degli esponenti del partito democratico :i fratelli Magliulo hanno dovuto sostenere con 100 mila euro la campagna elettorale di Caputo alle regionali del 28 e 29 marzo 2010 e Caputo in cambio sarebbe intervenuto in regione Campania per assicurare i fondi per la realizzazione dello svicolo sulla statale Nola-Villa Literno. “Alla fine quello mi disse ..ci ho rimesso altri 100 mila euro.” Concetto rafforzato in una intercettazione “ambientale” del 6 giugno quando Lanza conversa con P.P. e parla del “patto”:” Alla fine arrivano le elezioni ..va questo e dice: “Prima delle elezioni questo mantiene la parola e manda i denari. Tu che fai, mantieni.  E’ stato accertato infatti che il 18 febbraio 2010 un mese e mezzo prima del voto, un dirigente della Regione Campania, ha firmato il decreto di approvazione della graduatoria dei progetti ammissibili a finanziamento e tra questi c’era anche quello dello svincolo sulla Nola-Villa Literno per l’importo di quasi due milioni di euro. Quel decreto è agli atti e a quell’epoca Caputo era vice capogruppo del PD e componente della Commissione Bilancio. L’europarlamentare ha già chiesto di essere ascoltato dal pubblico ministero e fornire la sua versione dei fatti. Entro la fine di gennaio sarà sentito dalla Procura. Le accuse sono gravi e si vedrà presto quali saranno le conseguenze in una zona che è salta al centro dell’attenzione dei media per la storia di Quarto.


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