Un successo nella lotta contro la ‘ndrangheta

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Gli davano la caccia da più di dieci anni. Venerdì mattina la Squadra Mobile di Reggio Calabria li ha scovato entrambi dentro un bunker in località Agro di Maropati Sono Giuseppe Crea 37 anni, figlio del boss Teodoro, capo indiscusso della ‘ndrina di Rizziconi e Giuseppe Ferraro, uno dei protagonisti della faida di Oppido Mamertina che ha inizio negli anni Cinquanta.

Ferraro, in particolare, è un latitante storico. Le sue tracce si perdono nel lontano 1998 ma il suo nome rimbalza costantemente in ogni azione criminale compiuta nel suo hinterland. Ferraro era ricercato per associazione a delinquere e omicidi. A lui e alla sua cosca i magistrati dell’Antimafia di Reggio Calabria  contestano una serie di delitti tra i quali quello del boss   Domenico Bonarrigo a capo della famiglia che con i Mazzagatti-Polimeno erano in guerra con i Ferraro-Raccosta. Alcuni esponenti di queste ultime famiglie avevano fatto dei furti in chiesa e per questo erano stati redarguiti dai Bonarrigo. Una scintilla che fece scattare la vendetta. Uomini della cosca Ferraro tesero un agguato al capo Domenico-Bonarrigo e lo uccisero a colpi di lupara. La risposta fu plateale e terrificante.

Francesco Raccosta considerato l’autore materiale dell’omicidio Bonarrigo fu sequestrato e dato vivo in pasto ai maiali. La guerra di mafia a Oppido Mamertino fece in passato anche vittime innocenti come la piccola Maria Angela Ansalone di nove anni Fu uccisa mentre era in auto con il nonno Giuseppe Maria Bicchieri perché la loro Croma fu scambiata per quella dei killer nemici. Anche Giuseppe Crea, condannato per associazione mafiosa, era diventato, nonostante la giovane età, un boss . Dopo la condanna del padre detto “u toru” era diventato lui quello a dirigere la cosca che a Rizziconi detta legge. In questi ultimi anni la polizia gli stava alle costole. Era l’obbiettivo principale degli uomini della Mobile, guidata da Francesco Rattà perché Crea era considerato un ndranghetista di primissimo piano. Rizziconi per anni è stata tenuta sotto stretto controllo proprio per riuscire a scovare il giovane rampollo che non si muoveva dal suo paese dove continuava a dare ordini, decidendo anche quali ditte dovevano vincere gli appalti pubblici. Una delle ultime inchieste avevano accertato che Crea si era impossessato di fondi europei per centinaia di migliaia di euro.  I due latitanti, Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, avevano deciso di passare insieme la latitanza in un bunker nascosto dentro un costone di terreno e, dopo  averli arrestati, la polizia ha trovato un  vero arsenale di armi e di documenti che ora sono al vaglio della magi stratura.  Si conclude così l’avventura di due pericolosi boss dell’associazione mafiosa calabresi nascosti in terra di Puglia e scovati dalle forze dell’ordine dopo una lunga e difficile caccia. Ma molti ndranghetisti sono fuggiti in anfratti quasi impossibili da identificare e raggiungere.


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