“In verità in verità vi dico…che continueremo a ridere insieme ancora per molto tempo”. I disegnatori di Charlie dietro un lungo tavolo, stile ultima cena. Il nuovo numero di Charlie Hebdo insiste con i toni dissacranti e corrosivi. La copertina, un Dio armato di kalashnikov, insanguinato, sotto il titolo “un anno dopo e’ ancora in liberta’” ha sollevato le proteste di musulmani e cattolici di francia.Il presidente Hollande ha riunito all’Eliseo i rappresentanti di tutte le fedi dai muslmani ai cattolici, dai protestanti ai buddisti per ribadire l’impegno dello stato laico francese a garantire liberta’ di culto e sicurezza .
Ma a un anno dalla strage non si puo’fingere che l’ondata emotiva della marcia “je suis Charlie” sia sempre la stessa. Quel giorno in piazza non c’era tutta la Francia. Mancavano i giovani di fede musulmana delle banlieu. E se passeranno le leggi speciali che prevedono di togliere la cittadinanza ai soli possessori di doppio passaporto (francese e marocchino o algerino) rischia di creare cittadini di serie b ingigantendo il fossato che divide la societa’ francese. Per questo nel suo appello ai leader religiosi Hollande non ha mancato di sottolineare l’impegno nel recuperare le fasce piu deboli della societa’ attraverso uno sforzo educativo e culturale. Facile da dirsi ma difficileda farsi. E soprattutto uno sforzo che richiede tempi lunghi, molto piu’lunghi rispetto alle scadenze elettorali. Si vota per le presidenziali francesi nel 2017. Sbandierare programmi “legge e ordine” puo’ forse portare qualche beneficio nei sondaggi a breve termine ma rischia di aggravare i problemi strutturali di un paese lacerato. Le vittime di Charlie Hebdo si meritano qualcosa di piu’.