Una notizia pressocché nascosta, almeno sulla grande stampa italiana. Sette dipendenti della tv privata afghana Tolo Tv sono stati uccisi nell’attacco suicida avvenuto nel tardo pomeriggio a Kabul nei pressi dell’ambasciata della Russia, in Darulaman road. Lo ha riferito il capo della polizia Abdul Rahman Rahimi. Nella deflagrazione, causata da un kamikaze al volante di un furgone, sono rimaste ferite circa 25 persone. Da quanto si è appreso l’obiettivo dell’attacco non era la sede diplomatica, ma un pulmino di una società di produzione legata a Moby Group, il più grande gruppo televisivo del Paese e proprietario di Tolo TV, che portava a casa il personale impiegato nell’ufficio nel centro della capitale. Tra le vittime, tutte civili, ci sono anche quattro donne. E’ il più grave attacco in assoluto contro l’informazione da quando sono stati mandati via i talebani, nel 2001. Dall’inizio della guerra sono stati uccisi 42 giornalisti, due l’anno scorso. Quindici anni dopo, l’Afghanistan è ancora ingestibile e l’aspetto più tragico è che stragi come quella di oggi sembrano “normali”, quasi fisiologiche. Oggi sono morti tre uomini e quattro donne, questi i nomi: Mohammad Jawad Hussaini, Zainab Mirzaee, Mehri Azizi, Mariam Ibrahimi, Mohammad Hussain, Mohammad Ali Mohammadi, Hussain Amiri. Altre facce sconosciute immolate sull’altare della libera informazione.