On the road, Cittalia, Sprar e Gruppo Abele presentano un position paper per sviluppare nuove metodologie di intervento. Tra le richieste: modificare la normativa vigente, più attenzione all’accoglienza e introdurre il cosiddetto periodo di riflessione per sottrarre le vittime agli sfruttatori
ROMA – Monitorare il fenomeno, contrastarlo a livello legislativo e giudiziario sia in Italia che in Europa, favorire l’emersione dei casi di sfruttamento, lavorare sulla prevenzione, potenziare la tutela e l’assistenza delle vittime e l’integrazione tra i sistemi tratta e asilo. Sono queste le proposte che, insieme ad alcune raccomandazioni, fanno parte del position paper presentato oggi a Roma come il risultato delle analisi e conclusioni di “No Tratta”, un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea , realizzato da Cittalia, Gruppo Abele, associazione On the road e sistema Sprar.
“La presenza di vittime della tratta nel sistema asilo, così come l’inserimento di richiedenti e titolari di protezione internazionale nelle accoglienze specifiche per le vittime di tratta, è il risultato di un fenomeno migratorio sempre più eterogeneo e di difficile interpretazione – sottolinea Luca Pacini, direttore di Cittalia e responsabile dell’area Welfare e immigrazione di Anci -. Per questo risulta sempre più problematico tracciare un confine netto tra migrazioni forzate e migrazioni volontarie”.
Secondo le associazioni che hanno studiato il fenomeno attraverso il progetto No tratta, bisogna iniziare da un attento monitoraggio. “La natura illegale e sommersa della tratta, nonché la mobilità che caratterizza il fenomeno, ostacolano ogni tentativo di quantificazione – continua Pacini – Le statistiche disponibili rappresentano soltanto la “punta dell’iceberg” e risentono dei limiti dovuti all’adozione di definizioni giuridiche non sempre convergenti e di differenti sistemi di raccolta dati”. Per questo la proposta è quella di costituire un Osservatorio europeo sulla tratta e sulle sue interconnessioni con l’asilo; parallelamente si chiede di istituire un sistema nazionale di raccolta dati costantemente aggiornatisulla tratta e un Osservatorio nazionale. Di creare un sistema di Banche dati comunicanti tra di loro che facciano riferimento al sistema Sirit (Sistema Informatizzato di raccolta Informazioni sulla Tratta del DPO), da integrare con una sezione per richiedenti asilo vittime di tratta. Inoltre, secondo le associazioni serve una fgira che faccia da garante. come una relatrice o un relatore nazionale sul tema a cui dare piena indipendenza.
Il secondo step secondo i promotori è quello di sensibilizzare sul tema per prevenirlo. Per questo serve promuovere campagne di sensibilizzazione, anche in collaborazione con i paesi terzi/paesi d’origine; implementare i progetti di ricerca, informare le vittime nei luoghi di partenza e di maggior reclutamento e modificare la legislazione italiana vigente affinché recepisca l’art.6, comma 2, della Direttiva 2009/52/UE sull’obbligo di informare sistematicamente e oggettivamente i cittadini di paesi terzi circa i loro diritti.
Il fenomeno, però va anche contrastato a livello legislativo e giudiziario. Per questo la richiesta al governo è di modificare la legislazione nazionale vigente introducendo: il principio della non punibilità delle vittime di tratta che sono state forzate a commettere reati; l’utilizzo del sequestro e della confisca come fonti di finanziamento per il fondo destinato alle vittime;la protezione contro la rivittimizzazione. Serve inoltre armonizzare i codici penali nazionali rispetto ai reati di tratta; rafforzare il coordinamento e la cooperazione investigativa e giudiziaria a livello nazionale, europeo e transnazionale; diminuire i tempi di rilascio del permesso di soggiorno; prevedere canali privilegiati di ricongiungimento familiare per le vittime di tratta definire un importo minimo maggiore per l’indennizzo. Proposte ad hoc sono state delineate per il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e la tratta per lavoro forzato, diventati di maggiore interesse solamente negli ultimi anni. In questo senso, le associazioni chiedono di sensibilizzare tutti gli attori interessati sul del fenomeno della tratta per sfruttamento lavorativo, di modificare le vigenti norme nazionali in tema al fine di garantire l’effettiva tutela delle vittime, prevedendo la facoltatività della denuncia della vittima ai fini del rilascio del permesso di soggiorno; rafforzare e rendere più efficace l’attività ispettiva sui luoghi di lavoro e modificare la normativa europea e le normative nazionali affinché il fulcrodell’attività degli ispettori del lavoro sia la salvaguardia dei lavoratori e non il controllo dell’immigrazioni irregolare.
“Un aspetto importante è quello di identificare subito, già nei luoghi di arrivo le vittime di tratta – sottolinea Daniela Di Capua, direttrice del Servizio centrale Sprar -. Questo per poter inserire in un percorso di tutela le persone fin dall’inizio”. Per questo nel position paper si chiede di approntare un “Sistema transnazionale di individuazione/identificazione” delle vittime di tratta richiedenti/titolari di protezione internazionale; di inserire nel Piano nazionale d’azione contro la tratta i cosiddetti “indicatori” di tratta, da aggiornare periodicamente tenendo sempre in considerazione la loro flessibilità e adattabilità alle mutevoli manifestazioni del fenomeno, e condividerli con i diversi attori coinvolti; di specificare la corretta applicazione dell’art. 18 D.Lgs. 286/98 ancora oggi oggetto di interpretazione disomogenea e discrezionale e di specificare le modalità con cui realizzare la formazione destinata agli operatori delle pubbliche amministrazioni, dando priorità alle forze dell’ordine. L’altro punto fondamentale è quello di favorire l’emersione del fenomeno: uniformando le prassi di identificazione dei potenziali richiedenti asilo e la loro presa in carico; armonizzando i servizi di accoglienza relativi alla protezione internazionale; assicurarando l’effettivo esercizio del diritto d’asilo presso tutte le frontiere e il rispetto dell’obbligo di fornire adeguate informazioni e defininendo un testo unico delle norme nazionali in materia di protezione internazionale.
Sul fronte della tutela delle vittime si chiede, infine, un rafforzamento del sistema di protezione tenendo conto del genere (donne, uomini e transgender) e con particolare attenzione alle categorie vulnerabili, soprattutto i minori. Tra le altre cose, c’è la proposta di introdurre nella normativa italiana la previsione del cosiddetto. “periodo di riflessione”, che consenta alle potenziali vittime di tratta di riprendersi e sottrarsi realmente ai propri sfruttatori; prevedere percorsi di tutela adeguati e mirati alle varie forme di sfruttamento e di tratta e un percorso specifico per le vittime di tratta minori garantendo loro l’effettivo adempimento dell’obbligo di informazione sui percorsi di accoglienza e tutela. (ec)