Alcuni Paesi sono già partiti per proclamare “zone no-selfie” causa sfracelli umani, ovvero uomini e donne che per immortalare muoiono proprio. Trattasi di luoghi (vanno dai precipizi, passando per rotaie da treni in corsa/tralicci d’alta tensione/onde tsunami, fino a raggiungere l’ io c’ero negli scontri a fuoco) che fino a qualche tempo fa erano giusto location da cui fuggire con la più umana delle velocità possibili. Oggi non più. Oggi sono instagram (qui sta il gramo?) per apparire, dunque essere così amato dall’indigeno lo Renzi il munifico che nel suo piccolo valorizza quel concetto.
Gli è che fare contorsionismi a filo di baratri/onde/traversine/ponti tibetani/carneficine ecc., muniti solo di cellulare invece che di cellule cerebrali, aumenta il rischio di perdere per sempre le superstiti cellule vitali che, hai visto mai, potrebbero tornare utili a godere un futuro fatto di esperienze di vita invece che di morte.
In una manciata di decenni siamo passati dalla salvifica libertà di vivere alla selfica libertà di morire. Per conquistare la prima abbiamo lottato contro chi voleva imprigionarci il cervello usato scientemente in proprio. Per la seconda abbiamo solo più bisogno di una badante che c’impedisca di farci del male fisicamente…