L’intervista di Rudy Guede a Franca Leosini è il fatto televisivo della settimana. Un vero e proprio evento, sottolineato da un lancio degno dei migliori kolossal. Senza dubbio un colpo di un certo livello per la signora di “Storie Maledette”, tornata tra le acclamazioni di fan e critici (questi ultimi ormai veramente rari). Sull’abilità della Leosini nel trattare la cronaca, anche i casi più efferati, sono stati scritti milioni di tweet, di articoli e di approfondimenti. Meno della “strategia mediatica” dell’intervistato, Rudy Guede.
Tenendo presente le sentenze, cinque gradi di giudizio e un condannato, Rudy, per omicidio in concorso, si vuole dare una lettura “estetica” della prima puntata di Storie Maledette. Rudy si presenta davanti alle telecamere con un look da studente modello (si sta per laureare). Capello cortissimo, maglioncino grigio e camicia bianca. Inforca un paio di occhialini da vista con la lente rettangolare. Un dress code che contribuisce a quella che è sembrata una tattica per rompere quel personaggio di ragazzo “sbandato” e “irrequieto” che gli era stato costruito intorno e nel quale Rudy era rimasto imprigionato a causa della sua scelta del silenzio. Insieme a Franca Leosini, l’ivoriano ha rivissuto la notte dell’omicidio della povera Meredith e i periodi immediatamente successivi, contrassegnati dalla sua fuga in Germania. Lo ha fatto con garbo, come uno studente, in un esame universitario, davanti ad una professoressa. Il Rudy di oggi è apparso poi lontano anni luce da quello di otto anni fa. Completamente diverso dall’uomo fermato in Germania con capelli lunghi e crespi, barba incolta e abbigliamento trasandato.
Rudy sembra dunque aver capito che, al di là delle sentenze, la battaglia si gioca anche sull’immagine e, insieme all’intervista, ha lanciato i suoi profili social. E’ approdato su Twitter e su Facebook con spazi gestiti dal Centro per gli Studi Criminologi di Viterbo e la sua pagina è arrivata, in pochi giorni, ad oltre 2.200 like.