La “qualità” della partecipazione dei cittadini sarà uno dei temi dirimenti dei partiti in lizza per le comunali di Roma, per risollevare le sorti della città. Tutti la prometteranno, ma saranno credibili solo quelli che la renderanno concreta, proponendo regole affinché un cittadino o un’associazione possano presentare una proposta di volontariato civico, sapendo di essere presi sul serio. Si tratti del recupero di edifici pubblici da destinare ad attività sociali o il controllo della puntuale spazzatura delle vie da parte dell’azienda municipale, i cittadini possono fare la differenza tra il degrado o il decoro. E in molti dedicherebbero un po’ del loro tempo a migliorare il quartiere, se solo avessero la certezza di costruire un progetto con le istituzioni, fondato su obiettivi, ruoli e tempi precisi e impegnativi per tutti.
Un coinvolgimento regolato dei cittadini-utenti non è nuovo. E c’è persino una norma che lo disciplina per dare un ruolo di controllo e di proposta agli utenti di contratti di servizio pubblico dalla finanziaria di Prodi (L.244/2007, art. 2, comma 461), ma pochi conoscono questa (ed altre norme), perché non si è mai incentivata la partecipazione dei cittadini e quei pochi che si sono proposti alle istituzioni sono stati presi per scocciatori.
Questo spreco di disponibilità non ce lo possiamo più permettere. Anzi, per dirla tutta, le istituzioni locali di Roma, senza l’aiuto dei cittadini non potranno mai rimettere in sesto una città infiltrata più che dalle mafie, dal disinteresse dei suoi abitanti. Ora il massimo che è disposto a fare un cittadino è maledire gli amministratori quando non gli risolvono il “suo” problema. Il salto di qualità invece è uscire da questo individualismo e iniziare a donare un po’ di tempo per migliorare insieme la qualità di vita del quartiere. Poi, magari si scopre che pulendo un prato abbandonato per farne un’aiuola, si diventa pure amici tra vicini, che prima si ignoravano.
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