Un rimpatrio di massa, 60 mila richiedenti asilo la cui domanda è stata bocciata, «ma la cifra potrebbe arrivare fino a 80 mila». È cambiato completamente l’approccio della Svezia alla crisi euro-mediterranea dei migranti. E la dichiarazione del ministro dell’Interno, Anders Ygeman, ai media locali lo conferma. Le espulsioni avvengono di norma a bordo di aerei di linea, ma Ygeman ha spiegato che per un rimpatrio così massiccio sarà necessario far ricorso a voli speciali. Nell’arco di molti mesi, naturalmente, se non di anni.
Governo in difficoltà
È il segno, però, di una crescente difficoltà per il governo (pur socialdemocratico) di Stoccolma. Il Paese, che conta meno di 10 milioni di abitanti, solo nel 2015 ha accolto 160 mila richiedenti asilo. L’apertura ai dissidenti politici o ai profughi di guerra è nel dna della sinistra scandinava, la Svezia conta decenni di politiche di aiuto, impostate dallo storico premier Olof Palme. Dai cileni perseguitati da Pinochet ai rifugiati del conflitto nella ex Jugoslavia.
Centri sovraffollati
L’arrivo in questi ultimi anni di centinaia di migliaia di profughi dalla Siria, dall’Iraq, dall’Eritrea, sta mettendo a dura prova un sistema finora rodato ed efficiente. L’uccisione della giovane impiegata Alexandra Mezher, accoltellata martedì da un ragazzino straniero in un centro per minori non accompagnati alle porte di Göteborg, ha esasperato le polemiche nel Paese. Sul sovraffollamento delle strutture, e alla fine sull’impossibilità di far fronte a un flusso di arrivi così imponente. (Corriere)
Da sanfrancesco
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