ROMA – Dopo il caso del museo delle arti e tradizioni popolari di Roma, dove si è scoperto una decina di dipendenti che andavano al posto di lavoro giusto per timbrare il cartellino, per poi andarsene a casa, è scoppiata una discussione politica e anche giudiziaria su questo delicato tema.
Di sciuro il governo – come ha fatto intendere chiaramente- vuole aumentare le pene per gli statali assenteisti. Anzi, se c’è flagranza di reato, licenziamento entro le 48 ore, come prevede il decreto annunciato da Matteo Renzi che dovrebbe approdare al consiglio dei ministri il 21 gennaio.
Un rimedio che non è passato senza le polemiche. Per Susanna Camusso proporre nuove regole per licenziare i dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro in maniera ingiustificata rischia di essere propaganda perche’ queste regole “ci sono gia'” e bisognerebbe prima spiegare perche’ non funzionano, cosi’ come e’ “propaganda” sostenere che le forme di contratto atipico si siano ridotte. “Ad esempio, – ha aggiunto il segretario generale della Cgil – a fronte dello sforzo di aumentare i contratti a tempo indeterminato, sono esplosi i voucher, cosi’ come e’ difficile trovare un apprendistato che abbia reali finalita’ formative”.
Della stessa opinione anche il leader della Fiom Maurizio Landini: “Di cosa stiamo parlando? Sono tutte balle. Licenziare gli assenteisti è già previsto dai contratti. Il sindacato non ha mai difeso chi ruba e chi non lavora”. “Stiamo parlando di uno che ogni giorno siccome non è in grado di far crescere l’occupazione e di risolvere i problemi deve prendersela con quelli che lavorano, non so cosa abbiano fatto di male al premier quelli che per vivere devono lavorare, di sicuro lui non sta facendo bene al Paese”.
“Questo governo – ha affermato Landini – ha già fatto grandi aperture sui licenziamenti, ha cancellato lo Statuto dei Lavoratori. Oggi i licenziamenti per gli imprenditori italiani sono particolarmente facili. Più che un governo che crea lavoro sembra un governo che sta facilitando i licenziamenti. Non è quello di cui abbiamo bisogno, La risposta migliore è cancellare leggi sbagliate e ricostruire una vera riforma dei diritti del lavoro”.