Nord Corea. L’analisi dopo il presunto test nucleare. Il mondo dinanzi ad un dittatore sottovalutato

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Di Pino Salerno

Accade molto di rado che l’atto unilaterale di un Paese sollevi l’unanimità della condanna mondiale: con l’annuncio del test nucleare sotterraneo, la Corea del Nord è risuscita a farcela. Tuttavia, l’atto unilaterale e scellerato ha permesso di sollevare il velo sul perdurante fallimento della comunità internazionale, a cominciare dalle Nazioni Unite e dal suo Consiglio di Sicurezza, per finire alla Unione Europea e agli Stati Uniti, di intervenire sul giovane dittatore Kim Jong-un e sul suo pericolosissimo regime militare.

La sorpresa dell’Anno Nuovo, con l’augurio all’idrogeno, e annesso terremoto del quinto grado scala Richter, ha indignato tutte le capitali del Globo, da Washington a Bruxelles, a Tokio a Roma, a Mosca. A New York, finalmente, si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, a porte chiuse, convocato d’urgenza dal segretario generale Ban-Ki-moon. Poco prima dell’inizio del Consiglio, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato fortemente il comportamento di Pyongyang. Ban Ki-moon ha chiesto alla Corea del Nord di “fermare ogni attività nucleare”. Per il ministro degli esteri russo Lavrov, “tali azioni sono suscettibili di aggravare la situazione nella penisola coreana”, ed ha sottolineato “il grave potenziale di scontro militare e politico” già esistente in questa regione. Mosca ha anche invitato tutte le parti a “esercitare la massima moderazione” e ad “astenersi da qualsiasi azione che potrebbe portare a un’escalation incontrollata della tensione”, impegnandosi invece “rapidamente nel dialogo” per ridurre le tensioni. “Il presidente Vladimir Putin ha ordinato che tutti i dati delle stazioni di monitoraggio, compresi quelli di stazioni sismiche, siano attentamente studiati”, ha aggiunto. “Se confermato, il test nucleare realizzato stamani dalla Corea del Nord rappresenta una grave violazione del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali e regionali”. Al contrario, gli esperti del governo Usa si sono detti scettici sul fatto che la Corea del Nord abbia realmente testato una bomba a idrogeno, come ha annunciato, mentre serviranno almeno dei giorni per verificare con certezza di che tipo di ordigno si sia trattato. L’intelligence americana sta nel frattempo conducendo verifiche.

È però la reazione della Cina, verosimilmente l’unico grande alleato della Corea del Nord, che è apparsa molto più significativa. Pechino ha formalmente protestato, ha espresso preoccupazione sul fallout (la ricaduta) radioattiva nei territori che confinano con la Corea del Nord ed ha indicato che avrebbe sostenuto azioni punitive messe in atto dall’Onu come richiesto dalla Corea del Sud, tra gli altri. È probabile che la collera manifesta di Pechino indurrà il dittatore Kim ad una pausa. Ma è molto più probabile che ciò non accada. In realtà, Kim ha infilato un dito nell’occhio ai leader cinesi credendo di agire senza avvertirli del probabile test atomico. La Corea del Nord ha infatti rifiutato di partecipare ai colloqui nucleari guidati proprio dalla Cina. A settembre, Kim non si presentò quando il presidente cinese Xi lo invitò a Pechino per le celebrazioni dell’anniversario della fine del secondo conflitto mondiale. Resta il fatto che Kim ha sempre rifiutato di visitare la capitale dell’alleato cinese. Lo scorso ottobre, la visita nella capitale nordcoreana di Liu Yunshan, alto dirigente del partito Comunista cinese, aveva fatto pensare che le relazioni tra i due paesi si fossero fatte più strette. Invece, Kim ha nuovamente chiuso la porta alla Cina. Così, Pechino dimostra di avere scarsa influenza sul regime nordcoreano, sia sul piano politico che sul piano economico. E il giovane dittatore Kim sembra smarcarsi nettamente dal “Grande Padre” Xi, il presidente cinese. Oppure, più semplicemente, come avvertono alcuni esperti di Estremo oriente, Kim non sa proprio cosa stia facendo, e gioca al dottor Stranamore, come un qualunque adolescente che però scambia un pessimo videogioco con la realtà.

Una prima riflessione, mutuata dalla tradizionale saggezza diplomatica, impone che la Cina non decida di rompere le relazioni con la Corea del Nord nel timore di un collasso interno, di una probabile crisi di decine di migliaia di profughi e di una iniziativa militare coordinata tra Usa e Corea del Nord. Se non agisce subito la Cina, non si capisce chi debba farlo. La politica del bastone e della carota fin qui adottata dagli Usa fin dai tempi di Clinton non ha funzionato con la dittatura nordcoreana. Ciò che oggi sembra evidente, è che la dittatura si è rafforzata, diventando più crudele e orribile da quando il giovane Kim ha preso il potere nel 2011 quando suo padre, Kim Jong-il, morì a causa di un infarto. Il prossimo 8 gennaio, il giovane dittatore compirà 33 anni, ma ha già commesso atti e crimini da Tribunale penale internazionale: ha eliminato fisicamente tutti i possibili oppositori, ed ha limitato il potere all’esercito. Nel 2013 fece giustiziare perfino suo zio e mentore, Jang Sung-taek, con tutti i suoi parenti, figli e nonni compresi. Non si contano gli abusi sistemici contro i diritti umani, come i lavori forzati e le esecuzioni sommarie. Una Commissione Onu, appunto, aveva già richiesto un’indagine per crimini contro l’umanità. E il fatto che nessuno sia riuscito a darvi seguito è indice della debolezza delle istituzioni globali. Nel 2013, invece, Kim impose la corte marziale per 10.000 persone, fatte morire di fame nelle province di Hwanghae. E nello stesso anno ordinò un nuovo test nucleare, che indusse l’Onu a rafforzare le sanzioni. Per tutta risposta, Kim dispose le truppe lungo il confine con la Corea del Sud, provocando una serie di scontri armati.

L’ultimo exploit conferma la sua reputazione di pericoloso anticonformista e di fuorilegge internazionale. Non è facile capire per quale ragione proprio ora abbia premuto il bottone nucleare. Forse per attrarre l’attenzione su di sé, o forse per prepararsi a una nuova offerta di colloqui per una normalizzazione interna, dopo anni di terrore. Oppure, ha voluto mostrare al mondo che egli dispone ancora del controllo del suo Paese e degli arsenali. A meno che, data la natura adolescenziale del personaggio, forse ha spinto il bottone nucleare solamente perché voleva festeggiare il suo compleanno in modo diverso, come un moderno dottor Stranamore. Qualcuno però gli faccia sapere che questo non è un videogioco.

Da jobsnews


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