L’Italia migliore era oggi nelle strade e nelle piazze: un’Italia limpida, festosa, variopinta; un’Italia convinta che solo quando i diritti sono pienamente garantiti a tutti li si può definire tali. Un’Italia progressista e repubblicana, laica e cattolica, di destra e di sinistra, stellina e di nessun partito; un’Italia la cui unica bandiera era e sarà quella arcobaleno in difesa delle coppie omosessuali, le quali giustamente chiedono da anni di essere accolte e valorizzate nella loro diversità.
Un’Italia giusta che tende la mano: l’Italia che vorremmo sempre raccontare, ricca di ideali e di sorrisi, di giovani e meno giovani, di coppie gay ed etero che sfilano le une accanto alle altre, ricostruendo quel tessuto di civismo diffuso che solo può assicurare al nostro paese di guardare al domani con serenità.
Un’Italia senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza razzismo, senza omofobia, senza odi e rancori, coraggiosa e aperta; un’Italia che ha capito perfettamente quanto avesse ragione il reverendo King quando asseriva che “fino a che tutti non sono liberi, nessuno è libero”. Non a caso, osservando le sfilate di volti, di storie e di emozioni che hanno invaso pacificamente le nostre città, si provava la splendida sensazione di sapere che a fine giornata ci si sarebbe detti arrivederci, non addio, perché quelle stesse piazze serviranno nei prossimi mesi per difendere i diritti degli immigrati e delle donne e, ovviamente, la nostra Costituzione: una bibbia laica scritta da uomini che avevano conosciuto sofferenze e barbarie d’ogni sorta (il confino, il carcere, l’esilio e, in qualche caso, erano stati anche condannati a morte), pertanto sapevano bene quanto fosse importante garantire a tutti i cittadini i medesimi diritti e chiedere in cambio la medesima assunzione di responsabilità verso la collettività.
Non sembri esagerato o retorico, ma oggi abbiamo assistito finalmente alla nascita di quella coalizione dei diritti che ha come preciso dovere quello di contrapporsi alla coalizione potente e ben finanziata, oscurantista e retrograda, di quanti pensano di potersi continuare a trincerare abusivamente dietro l’etichetta di “cattolici” per negare piena cittadinanza a chi ha un orientamento sessuale diverso dal loro ed è stanco di doversi nascondere o di vedere umiliate le proprie rivendicazioni.
Oggi è nata la coalizione di quanti chiedono che l’amore venga riconosciuto in tutte le sue forme, in tutti i suoi significati, nel suo senso più ampio e profondo; la coalizione di quanti sono stufi di veder giudicare il prossimo secondo criteri antiquati ed ingiusti; la coalizione di quanti vogliono spalancare porte e finestre al futuro e accogliere, includere, capire, considerare l’altro un fratello e far propria la ricchezza di esperienze differenti dalle quali anche noi eterosessuali abbiamo senz’altro da imparare.
Oggi è il giorno in cui sono crollate alcune barriere che non hanno più alcuna ragione di esistere; il giorno in cui ci si è riscoperti popolo, comunità, gruppo, con la promessa di non lasciare indietro nessuno, di sanare una ferita ormai intollerabile, di far uscire il nostro Paese dal Medio Evo e di condurlo verso un’epoca nella quale contino unicamente le capacità dei singoli individui e la loro abilità nell’inserirsi all’interno della collettività e nel sentirsene parte e non più l’orientamento sessuale o religioso, il ceto sociale d’appartenenza o altri elementi che, purtroppo, limitano tuttora “la libertà e l’eguaglianza dei cittadini” e “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Un’Italia innamorata della Costituzione, un’Italia viva e rispettosa, un’Italia, ci spiace dirlo, che è molto più avanti dell’attuale compagine di governo, prigioniera di veti e conservatorismi che non trovano riscontro in nessuna esperienza politica europea, al punto che persino esecutivi dichiaratamente di destra hanno difeso e rivendicato l’estensione dei diritti civili alle coppie omosessuali.
Un’Italia, infine, che testimonia in maniera tangibile la vitalità e la straordinarietà del momento storico che stiamo attraversando: un tempo nel quale anche il diritto, anche gli ordinamenti legislativi, anche le costituzioni sono chiamate ad aggiornarsi, a crescere, a modificarsi per includere, accogliere, fare spazio a esigenze nuove che stanno sorgendo e che meritano un ampio dibattito e la giusta considerazione sociale e politica. Costituzioni che devono essere difese nello spirito e nei valori e poste al servizio delle necessità contemporanee, compiendo un’azione redistributiva ed estensiva del potere, ossia l’esatto opposto di ciò che sta avvenendo alle nostre latitudini, con la pericolosa tendenza all’accentramento e all’esclusione dei cittadini dalle decisioni che si manifesta ormai da vent’anni.
Ci permettiamo, dunque, di far nostra una bellissima espressione del professor Rodotà: è nata un’autentica “cultura dell’amore” che, per quanto si debba stare attenti a non strumentalizzare né profanare concetti tanto sacri e imprescindibili, è ormai alla base di un nuovo modo di concepire i rapporti umani e il nostro stare insieme.
I diritti sono effettivi solo quando si prendono per mano, quando le battaglie di ogni minoranza vengono sostenute dalle altre fino a diventare insieme maggioranza, quando la cultura civica si fonde con il mondo della politica, quando si ricrea una connessione sentimentale tra il palazzo e la piazza, quando una moltitudine crescente non tollera più che esistano cittadini di Serie A e cittadini di Serie B in nessun settore; e quando avviene tutto questo, si può davvero dar vita alla rivoluzione gentile di cui l’Italia ha oggi bisogno come l’aria.
Questo giorno di reciproco incontro e di magnifica contaminazione di idee è solo l’inizio di un cammino dal quale nessuno può né deve sentirsi escluso.