É diventato così raro poter dare una buona notizia dal fronte della libertà di informazione che, quando capita, non vogliamo rinunciare al piacere di segnalarla. Soprattutto in questo caso, trattandosi di una storia che l’associazione Articolo21 ha seguito sin dai primordi: Jason Rezaian, cronista americano di origine iraniana, è stato finalmente rilasciato dopo 18 mesi di reclusione.
Rezaian era stato arrestato nel luglio del 2014 con la consueta accusa di essere una spia, imputazione che colpisce qualsiasi giornalista osi scrivere in modo autonomo e critico sulle vicende politiche di un regime. La sua biografia e le sue scelte di vita sarebbero già state sufficienti per una condanna, per altro arrivata al termine di un processo sommario e senza garanzie. I capi d’accusa, così come la durata della pena, sono state infatti accompagnate e perisno la durata della pena sono state accompagnate da notizie confuse e contraddittorie. La sua liberazione sarebbe stata concordata a latere dei recenti accordi tra Iran ed Usa, a corredo dei quail sarebbe previsto il reciproco e contestuale rilascio dei cittadini detenuti.
Nel frattempo continuano a restare nelle carceri decine di oppositori, scrittori, e giornalisti, iraniani e non, sgraditi al regime. Nonè certo una novità, quanto piuttosto la mesta riconferma di un paese che, insieme a Siria, Turchia, Cina e Arabia Saudita, fa parte di quel gruppo di nazioni che non tollerano dissensi e calpestano tutte le convenzioni internazionali in materia di diritti politici e civili.
La liberazione di Jason Rezaian non muta ovviamente questo tragico quadro, ma almeno restituisce la libertà ad un giornalista che, per oltre 18 mesi, si è visto allontanare da amici e parenti per la sola colpa di aver esercitato liberamente la propria professione.