BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Le balle del bolide giallo

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Questa è una storia senza nomi. Senza quelli dei protagonisti ma soprattutto senza quella dei giornali che l’hanno riportata. Per non far torto a qualcuno e trascurarlo “colpevolmente”. E per non fare uno sgarbo alle televisioni che pure ci hanno messo del loro. A cominciare da quel Talk Tv nazionale che ancora ieri sera ( 26 gennaio) a automobile ormai “cremata” titolava: “Criminali liberi di uccidere? Audi Gialla, 10 giorni di paura e morte”.
Ovviamente i nomi delle testate ognuno se li può trovare da sé facendo un piccolo giro in Internet, basta un motore di ricerca e il gioco è fatto per chi volesse “approfondire”.
Questa è una storia dove hanno esagerato e raccontato balle quasi tutti. Il quasi ci sta: perché le eccezioni ci sono, da noi c’è sempre qualcuno che non si unisce al coro. Ma è la voce del coro che il pubblico ha sentito. E hanno “funzionato” perfettamente queste balle. Per un paio di buone ragioni.
Perché la fuga nelle fredde notti del Nordest del “bolide giallo” ( non irrilevante il colore così pacchiano, da pugno nell’occhio) ha incontrato l’immaginario cinematografico di un sacco di gente. Ognuno col suo. C’è chi ha potuto ricordare la fuga verso la libertà di Thelma e Luise sulle strade del Nuovo Messico fino al salto finale ma liberatorio nel Grand Canyon. Ma li si “vola alto” e soprattutto nel passato. Dai 40 anni in giù l’immaginario giusto era quello di Fast and Furios la saga su corse e sfide in automobile. Non a caso, se andate nei social, quelli che si sono “lanciati” nei commenti, nelle pagine Facebook, sono in primo luogo gli appassionati di motori e macchine veloci. Finalmente il loro mondo arrivava in prima pagina.
Oltre al fattore cinema e serie televisive, le balle ci hanno preso perché hanno incontrato la paura, o meglio le paure che (più o meno motivate ma dominanti) segnano la nostra epoca. L’insicurezza per i furti nelle case, il terrore di vivere in un territorio percorso da bande di “predoni” stranieri (tipo Ungari dell’alto medio evo), la preoccupazione che la polizia sia impotente: abbia mezzi inadeguati, le mani legate da leggi e Costituzione.
In questo senso i tre erano perfetti. In primo luogo stranieri senza nome venuti dall’Est, comunque extracomunitari. Nello Storytelling che meglio interpreta il sentire dei Veneti è importantissimo che il nemico, il “male”, vengano da fuori, nascano al di là delle nostre mure domestiche. Che la cronaca ci dica invece che molti delitti hanno protagonisti “indigeni” non conta. Prevale la narrazione identitaria: chi ci insidia veramente sono gli “altri” che hanno varie connotazioni e colorazioni ma provocano la contaminazione. Ogni società vive di miti, ne ha bisogno, pericoloso scordarselo. 
E i tre erano perfetti pure perché imprendibili, terrorizzanti creature della notte. Fra venerdì e sabato scorso gli abitanti del Nordest si dividevano in due categorie: quelli sereni perché non avevano letto nulla e si godevano il freddo sole e le polveri sottili di fine gennaio e quelli spaventati che avevano invece letto (o visto) qualcosa (magari una locandina) e temevano di veder spuntare una saetta gialla pilotata da indemoniati da un momento all’altro.
Detto questo veniamo alle balle o, se preferite, le bufale. Cercate la più innocua? Tutti i giornali (nazionali in primis) per spiegare l’enorme potenza del “bolide giallo” hanno detto che montava un motore Lamborghini (ieri in tv è meravigliosamente cresciuto fino a 600 cavalli). Invece era un’Audi con motore tristemente Audi, ma evocare Lamborghini evidentemente dava una punta di maggiore eccezionalità alle doti velocistiche della vettura.
La seconda “balla” riguarda l’identità dei criminali. Ci sono giornali che hanno pubblicato con grande evidenza la foto di 3 giovani ripresa davanti a un orario ferroviario. E’ diventata (nella narrazione giornalistica) una foto segnaletica. Un quotidiano l’ha sparata in apertura in prima alla Domenica per poi dire al Lunedì (nelle pagine interne) che si trattava di innocenti, che far vedere i loro volti equivaleva a creare dei mostri. Ma non era possibile fare una verifica in più il giorno prima? 
E qui siamo a un punto delicato della storia. L’intreccio fra fonti web (in particolare Facebook) e il giornalismo. Che senso ha rilanciare in pagina ( o sullo schermo) tutto quello che si trova su un social network? Dov’è il filtro? Nei convegni noi giornalisti parliamo del valore dell’ “informazione certificata”.
Ma se poi succedono queste cose? Già perché la foto veniva da una chat passata poi su Facebook col messaggio esplicito: qui vi facciamo vedere quello che gli altri vi nascondono. Recepito acriticamente da molti organi di stampa. Forse perché bisognava cavalcare l’onda, scrivere pagine su pagine. Se l’obiettivo ( magari inconscio) è quello di “coltivare il terrore” come farlo se non aggiungendo legna sul fuoco? Risultato concreto: se i tre ora si trovano un buon avvocato fra un po’ sentiremo parlare di tribunali che risarciscono i “delinquenti”.

La terza “balla” è la più difficile da affrontare. Perché non ci sono certezze assolute. Torniamo al titolo del Talk Tv di cui prima “Criminali liberi di uccidere? Audi Gialla, 10 giorni di paura e morte”. Uno che segue la trasmissione ( uno spettatore mediamente distratto) a che pensa? A una strage continuata e impunita. Ma c’è stata veramente questa strage? Ovviamente no. Però c’è stato un incidente stradale con una vittima, una donna di origine russa che ha tamponato un furgone sul passante di Mestre a poca distanza da dove è transitata contromano l’Audi Gialla. Ma ecco cosa ha scritto in proposito il 21 gennaio un sito di informazione locale VeneziaToday

Lo schianto, secondo la polstrada, non avrebbe a che fare con la fuga dell’Audi. Per la questura, invece, i due avvenimenti potrebbero essere legati (magari indirettamente), ma gli accertamenti sono ancora in corso: determinante lo studio delle riprese delle telecamere, dalle quali si evince che tra il passaggio dell’Audi e l’incidente ci sarebbero un paio di chilometri di differenza. Anche se i due fatti sembrerebbero non essere correlati, quindi, è possibile che la 57enne sia stata in qualche modo distratta dal trambusto creatosi sulla carreggiata.
http://www.veneziatoday.it/…/ladri-audi-gialla-venezia-21-g…

Questi i fatti: le indagini chiariranno meglio se necessario. Ma, man mano che passavano le ore e il peso della notizia cresceva nell’offerta mediatica, la storia ha cambiato segno. Sono scomparsi i dubbi, il punto di vista della polstrada, il merito. E’ sparito anche l’incidente stradale. E nella versione dei fatti fornita a telespettatori, lettori, navigatori è passata un’altra immagine: quella di una banda di delinquenti che avevano deliberatamente ucciso una donna. Come quando dove diventava irrilevante. Pericolosi assassini e basta.
Collaterale a questa c’è la quarta balla. Quella che i tre criminali abbiano sparato a destra e sinistra per farsi strada nella loro folle fuga. La notizia non ha nessun riscontro, lo garantiscono gli inquirenti. A Treviso il reato più grave commesso è l’incendio. Poi ci sono il furto, la ricettazione e altri connessi. Eppure anche questa storia (cinematografica) dei banditi armati fino ai denti è passata. E in una vicenda dove tutto sommato i politici sono rimasti abilmente defilati rispetto ai media, ha voluto distinguersi solo lui, Matteo Salvini candidato alla guida del governo, che lunedì 26 ha dichiarato: “Solo da noi arriva gente che sfreccia sparando a polizia e carabinieri. Roba da matti”. I colpi di pistola in effetti c’erano stati ma esplosi a scopo intimidatorio dai poliziotti nel tentativo di fermare la fuga e indurre alla resa i tre. Ma tant’è, sono dettagli irrilevanti. In un’epoca dove ormai contano solo le narrazioni che confermano opinioni già strutturate la verità dei fatti conta pochissimo. Forse interessa solo agli inquirenti che di indagini si occupano e sul vero si basano e che vengono persino danneggiati da tanto clamore. Al punto che il procuratore di Treviso ha dichiarato che sicuramente li avrebbero presi più facilmente senza questo clima di isterica caccia all’uomo che ha solo messo in allarme i delinquenti.
Ce ne sarebbero di spunti, temi, questioni su cui riflettere. Ci dobbiamo rassegnare che l’interpretazione della notizia “ghiotta”, commercialmente utile, generatrice di allarme sociale prevalga sulla verità dei fatti? Non è detto. Ma rischi ne corriamo parecchi. Per fortuna ci può soccorrere la dimensione surreale di questa storia perché un sorriso è sempre liberatorio. Un esempio? Oggi un quotidiano locale veneto pubblica due paginoni dedicati al “bolide giallo”. Nel secondo c’è un titolone sulla “gente in coda per vedere la carcassa” dell’auto bruciata”.

Insomma siamo oramai al tutto fa spettacolo proprio come nei film americani che ci facevano sorridere 30 anni fa. E allora quasi magicamente subito sotto l’articolo sul giornale in questione spunta una ricca pubblicità del “Billy Bob’s Texas Country Fair, il più importante evento country style and western in Europa” con foto dei protagonisti a cavallo. Che dire? Una inserzione indovinata. Quasi perfetta.


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