Di Alessandro Cardulli
Un lavoro non facile quello intrapreso da Cgil, Cisl, Uil per mettere a punto un documento per un “moderno sistema di relazioni industriali”. Questo il titolo di un testo di una ventina di pagine che affronta questioni di fondo del mondo del lavoro a partire dal rapporto con le organizzazioni imprenditoriali, le controparti come si dice nel linguaggio sindacale. Ma riguarda anche il governo, non solo perché “datore di lavoro” di tre milioni di dipendenti senza rinnovo del contratto da oltre sei anni ma anche perché in totale i contratti da rinnovare riguardano sette milioni e mezzo di persone. Bastano questi numeri per valutare l’importanza del “moderno sistema di relazione industriali” che giovedì prossimo, 14 gennaio, gli esecutivi di Cgil, Cisl, Uil si apprestano ad approvare.
Nei giorni scorsi il documento Cgil, Cisl, Uil è stato discusso dal Comitato centrale della Fiom, un dibattito a caldo visto che i metalmeccanici sono impegnati in una difficile trattativa per il rinnovo del contratto, proprio mentre gli esecutivi Cgil, Cisl, Uil si apprestano a varare la “ bibbia” delle nuove relazioni industriali.
Un tavolo unitario di negoziato per il contratto delle tute blu
Con Maurizio Landini partiamo da una valutazione dello stato della trattativa per il rinnovo del contratto. “L’avvio di un tavolo unitario di negoziato fra i sindacati metalmeccanici e Federmeccanica per ricostruire un rinnovato contratto nazionale lo consideriamo un primo risultato importante. Così come sottolineiamo il crescente consenso ricevuto in questi anni dalla nostra organizzazione nelle elezioni delle Rsu nei luoghi di lavoro, la conferma di un alto livello di iscrizioni e la quantità e qualità di accordi aziendali e di gruppo realizzati”. Parla poi di “una rappresentanza tendenzialmente maggioritaria della Fiom” e, ci tiene a precisare, “anche sulla base di quanto previsto dall’Accordo interconfederale del 10 gennaio 2014, che regola per la prima volta validità ed esigibilità generale del Ccnl sulla base della reale rappresentanza delle organizzazioni sindacali e del voto referendario certificato delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici”.
Svilupperemo la trattativa su tutti i punti della piattaforma
Entrando nel merito del confronto sottolinea che a fronte della proposta avanzata da Federmeccanica che “delinea un nuovo assetto contrattuale”, il Comitato centrale ha accentuato “la necessità di ricercare un’intesa che affermi il ruolo del contratto nazionale quale strumento di tutela e di rafforzamento del potere d’acquisto del salario per tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici”. Parla di “un punto dirimente del negoziato”. Federmeccanica indica come condizione per rinnovare il contratto “la trasformazione dei minimi salariali in minimi di garanzia non derogabili, però con una modalità per la quale gli aumenti non verrebbero più erogati a tutti, ma solo a una minoranza delle lavoratrici e dei lavoratori. Infatti il salario fisso erogato in azienda assorbirebbe qualsiasi aumento del Ccnl”. “Svilupperemo il negoziato – afferma Landini – su tutti i contenuti finora emersi, a partire dalla piattaforma approvata con referendum dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici che ha, fra gli altri, come punti qualificanti e innovativi la contrattazione annua del salario, l’unificazione dei diritti, l’estensione delle tutele a tutte le forme di lavoro e la qualificazione del ruolo negoziale delle Rsu a partire dagli orari di lavoro, l’estensione della contrattazione aziendale con specifiche norme di rinvio, la riforma dell’inquadramento, il diritto alla formazione, la sanità integrativa, la gestione degli appalti, la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Rilanciare gli investimenti, difendere e rilanciare l’occupazione stabile
Il negoziato per ricostruire un rinnovato contratto nazionale come indica il documento approvato deve misurarsi – afferma Landini – “su cosa serve per rilanciare gli investimenti, difendere ed estendere l’occupazione stabile, favorire una qualificazione e innovazione dei sistemi produttivi e dei prodotti realizzati nel nostro Paese e far ripartire i consumi interni e far crescere la produttività generale del sistema”. Il comitato centrale infine – dice – ha dato mandato alla segreteria nazionale, in previsione dei prossimi incontri di trattativa fissati per il 21 e 28 gennaio, “di verificare con Fim e Uilm la possibilità di definire un giudizio e una proposta comune”. Chiediamo a Landini una valutazione sulla proposta delle tre Confederazioni per un nuovo sistema di relazioni sindacali. “Si tratta di un importante lavoro –sottolinea – ed è necessario che tra Cgil, Cisl, Uil si discuta sulla possibilità di mettere in campo un’iniziativa di mobilitazione a sostegno del rinnovo dei contratti nazionali, di una modifica delle pensioni e di una reale estensione degli ammortizzatori sociali”.
Carta dei diritti universali e nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori
Nel corso dei lavori della Fiom si è discussa la proposta avanzata dal Direttivo della Cgil relativa alla “Carta dei diritti universali e del nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori”. Una iniziativa “importante e puntuale, tutta la nostra organizzazione – conclude Landini – è impegnata a realizzare su tale proposta la consultazione straordinaria delle iscritte e degli iscritti sui due quesiti predisposti rispettivamente per l’approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare e per la condivisione dell’impegno della Cgil a promuovere quesiti referendari abrogativi”.
La proposta delle tre Confederazioni per recuperare forza e credibilità
La proposta di Cgil, Cisl, Uil risponde alla esigenza del sindacato di recuperare forza, credibilità, in una situazione economica che resta difficile, drammatica per milioni di lavoratori e di famiglie. La crisi morde ancora, contrattazione e diritti, richiedono iniziative, mobilitazioni, certezze. Era dal 1972, data di nascita del patto federativo fra le tre grandi Confederazioni, la Federazione Cgil, Cisl, Uil che non ebbe vita facile e finì per consunzione, che il tema della contrattazione unitaria non trovava sbocchi generali necessari per le singole categorie. La mancanza di un tessuto unitario non solo rappresentava un punto di forza per Confindustria e tutte le altre organizzazioni padronali ma anche per i governi, quelli di Berlusconi in particolare che giocavano sulla divisione, tentando l’isolamento della Cgil. Con Renzi Matteo siamo andati oltre. Cgil, Cisl, Uil sono considerate “nemiche”, il ruolo del sindacato viene ignorato, il governo minaccia di intervenire per legge sui rapporti di lavoro, sulla contrattazione, in aperta violazione della Costituzione.
Martini (Cgil): Paletti ben piantati sulla contrattazione nazionale
Ma il documento dei sindacati non nasce per “paura” dell’intervento del governo, per prevenirlo, ma per ragioni oggettive: rafforzare la contrattazione a partire da quella nazionale sotto tiro da parte degli imprenditori e del governo a fronte dei mutamenti che vi sono stati nel mondo del lavoro. “Paletti ben piantati”, afferma il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, che ci consentano di individuare forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche e le regole da definire, i “tre pilastri” del documento insieme al netto rifiuto della introduzione del salario minimo per legge. Dice Martini: “Ci sono già i minimi contrattuali, basterebbe applicare l’articolo 39 della Costituzione con l’erga omnes. Il rischio altrimenti è di fissare una cifra minima ancora più bassa in un momento in cui bisogna rilanciare i consumi. Sarebbe una contraddizione”.
Squinzi (Confindustria), giudizio negativo, parla di un“documento peggiorativo”
Stando alle prime dichiarazioni, Confindustria non gradisce. Squinzi che lascerà la presidenza, afferma che “si tratta di un documento peggiorativo” rispetto all’attuale situazione. Da parte del governo silenzio assoluto, anche se si fa filtrare la notizia che gli“esperti” di Renzi Matteo sarebbero al lavoro per preparare disegni di legge sui nuovi modelli contrattuali che si muovono nel senso contrario a quanto contenuto nel documento dei sindacati. Se così fosse sarebbe la prima volta che un governo tenta di legiferare su materie che sono, secondo Costituzione, di competenza delle parti sociali.