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La politica in corsia: lettera aperta alla ministra Lorenzin 

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Gentile ministra,  

L’Azienda Arca che si occupa di fornire farmaci e dispositivi medici agli  ospedali lombardi spedisce fogli in cui ogni nuovo direttore generale è  bollato con il simbolo del partito che lo ha collocato.  I giornalisti hanno spesso la fortuna di imbattersi in ciò che ai cittadini  non viene detto. Il dovere dei giornalisti è quello di raccontare ciò che ai  cittadini non viene detto.  Pertanto mi rivolgo a Lei per sapere cosa ne pensa di questo documento  ufficiale diffuso  e poi fatto sparire dall’azienda, deputata dalla regione stessa,  all’ottimizzazione degli acquisti di tutto ciò che serve nelle realtà ospedaliere e in cui viene certificato nero su bianco la spartizione politica delle nuove nomine dei direttori generali di ospedali e strutture sanitarie  lombarde.

Lo faccio, gentile ministra, solo per capire se le lottizzazioni per colore e  appartenenza politica siano le migliori e uniche modalità per stabilire chi  andrà a dirigere un ospedale, ad occuparsi quindi della salute di tutti i  cittadini.  Come lei sa, in Lombardia è stato fatto un test psico attitudinale ai  candidati che però in prima e in ultima fase sono stati comunque selezionati in  modo “discrezionale”.  Lei potrà obiettare che le figure nominate rappresentano l’eccellenza per  curricula e percorsi professionali; me lo auguro signora ministra ma i  direttori generali a loro volta possono e potranno scegliere chi svolgerà le  funzioni di direttori sanitari e socio-sanitari in modo autonomo e arbitrario.  Il primo effetto di questo potere è stato il ripescaggio di persone che non  hanno superato il test che sono state collocate e sistemate. Inoltre il  direttore generale avrà facoltà di scegliere chiunque, anche chi di sanità,  ospedali, cure e malati non ha la minima cognizione.  Ma non si è sempre detto che la politica doveva restare fuori dalle corsie  degli ospedali?  Il vice presidente del consiglio della Regione, il leghista Cecchetti, ha  dichiarato che proprio in ospedale verrà promossa la battaglia per la  promozione dell’autonomia della Lombardia che dovrebbe diventare oggetto  referendario l’8 maggio prossimo.  Nessuno ha proferito parola.

A Lei sembra tutto normale?  E mi dica: se un direttore generale è in quota Lega (e secondo il documento  diffuso da Arca, che allego al termine di questo post, ce ne sono) crede che  potrà essere d’ostacolo a qualsiasi scelta di promozione o diffusione di alcuni  temi cari al partito per il quale è schierato?  Davvero signora ministra, forse allora è il caso di togliere ogni velo  d’ipocrisia e dichiarare apertamente che la politica decide chi deve occuparsi  del funzionamento di un ospedale o di una azienda sanitaria.  A quel punto però si possono poi anche raccogliere direttamente le iscrizioni  a un partito piuttosto che un altro, magari proprio mentre i cittadini vanno  alla cassa a pagare i ticket per una tac o per le analisi del sangue.


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