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“La mafia si combatte diffondendo la cultura anti-mafiosa”, sacrosante le parole di Rosy Bindi

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Ci voleva la presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi per mettere razionalità ed ordine in una situazione come quella italiana che tende regolarmente a intorbidarsi per ragioni che conosciamo ormai bene: gli interessi di chi è all’opposizione in parlamento e vuol essere più vicino a chi il potere ce l’ha già e quello dei media che, per vendere qualche copia in più od avere le inserzioni pubblicitarie di cui ha bisogno- come e più del pane- per sopravvivere, non ascoltano quel che lei sostiene ma la verità è che troppi interessi sfruttano la lotta ai clan e spesso questa diventa solo una facciata per la conquista di affari e potere.

Ecco le risposte dell’on. Bindy a quel che le ha chiesto il settimanale:” Fino a  qualche mese fa-le chiede il giornalista-si pensava all’antimafia come a un movimento monolitico. E incontaminato.” Ecco la risposta: “Ci muoviamo su più fronti. C’è una mafia che usa l’antimafia per prosperare, l’aspetto più grave e pericoloso. Una mafia che utilizza la comunicazione per infangare chi lotta contro la mafia. Anche Roberto Saviano ne è stato vittima. C’è poi un’antimafia che dietro l’obiettivo manifesto di combattere i mafiosi nasconde la cura di altri interessi. E quanto sembra emergere in Sicilia, un caso che va  approfondito. Al di là dei risvolti penali, lì c’è un movimento antimafia che si è trasformato in elemento di potere. Cerca di determinare la formazione delle maggioranze in regione, di influenzare le scelte politiche ed economiche. C’è, infine,  un’antimafia che diventa un mestiere, una professione ma non come intendeva Leonardo Sciascia”.  Altra domanda: “E’ stata condannata Rosy Canale ex simbolo dell’antimafia calabrese, accusata di aver usato i fondi pubblici destinati alla sua associazione.” E la Bindi risponde: “La mafia si combatte diffondendo la cultura anti-mafiosa: chi ne diventa paladino non può essere attraversato da ombre.”.

La presidente difende senza incertezze la storia e l’azione dell’associazione di Libera, l’associazione presieduta da don Luigi Ciotti.
Gli chiedono ancora:” Ma non va ripensato lo strumento della confisca dei beni? ” I beni della mafia vanno alienati e venduti”, ha scritto sull’Espresso  Giuseppe Di Lello, storico magistrato del pool antimafia.  Sul caso Montante (in cui il delegato della Confindustria per la legalità  Antonello Montante è stato indagato e quindi arrestato) l’onorevole Bindi ha risposto:  La zona grigia si sta allargando. Lo dimostrano l’arresto di un importante avvocato palermitano e le inchieste di Milano che toccano commercialisti e medici. Gli ordini professionali sono chiamati a un rigore maggiore: non può essere che un avvocato eserciti fino a una sentenza passata in giudicato. Vale per gli ordini, per la massone ria e perfino per la Chiesa. Tutti devono vigilare al proprio interno. La lotta alla mafia va laicizzata, non può essere affidata agli eroi o ai professionisti ,ai testimoni che sollevano gli altri dall’impegno. ” L’intervistatore cita i casi di Quarto in Campania e di Brescello in Lombardia e la Bindi replica.” I partiti hanno il dovere istituzionale di garantire che chi fa l’amministratore o il parlamentare sia all’altezza del compito non solo per la sua moralità ma anche per la sua competenza. Per fare il sindaco non basta essere onesti, bisogna essere  preparati e conoscere il territorio.”


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